VOCE
adria
05.11.2023 - 18:57
ADRIA - A conclusione delle celebrazioni in ricordo della fine della Prima Guerra Mondiale, il Gruppo Impegno per il Bene Comune ha organizzato un momento di conoscenza e riflessione sulle conseguenze sociali e politiche di quel conflitto per l'Italia e per il Polesine. Ospite della serata, il professor Gino Bedeschi, in una sala Cordella gremita. Presenti Federico Paralovo, coordinatore del Gruppo, e Leonardo Bonato, referente del gruppo cultura del movimento civico. La conferenza ha esaminato il periodo che va dall'entrata dell'Italia nella guerra nel 1915 fino all'avvento del fascismo nel 1922.
Il pubblico ha appreso come, in quegli anni, le popolazioni italiane, soprattutto quelle delle zone rurali come il Polesine, fossero in gran parte costituite da poveri contadini. La loro principale preoccupazione era avere un lavoro dignitoso per poter sostenere le proprie famiglie, non certo combattere in una guerra contro altri esseri umani con aspirazioni simili. Durante la guerra, però, le famiglie dei soldati inviati al fronte hanno sofferto enormemente, vedendo peggiorare le proprie condizioni economiche e sociali. Nel Polesine, circa 5mila persone persero la vita, pari al 10% della popolazione maschile, e l'80% di loro erano contadini. I malcontenti crescenti, che si erano manifestati durante la guerra, furono repressi, in parte, con la violenza e le promesse di una giustizia sociale alla fine del conflitto.
Promesse tradite, e l'aspettativa di un'assegnazione di terre da coltivare per emanciparsi dal dominio dei grandi proprietari terrieri fu delusa. Il fascismo, alimentato da molteplici fattori emersi durante il periodo bellico e subito dopo la fine della guerra, ha prosperato grazie al supporto degli agrari. Lo squadrismo, finanziato e armato dai grandi proprietari terrieri, ha utilizzato la violenza per preservare l'ordine sociale preesistente. Le istituzioni statali, sebbene avrebbero potuto intervenire, hanno spesso permesso questa violenza, temendo una possibile rivoluzione ispirata dalla Russia.
Durante la serata, il relatore ha illustrato dati, documenti ed episodi poco conosciuti di quell'epoca. Nel dibattito finale, si è discusso delle responsabilità della monarchia e dei giudizi storici che possono essere dati di fronte ai fatti documentati.
Tra gli interventi, il consigliere comunale Enrico Bonato ha sottolineato l'importanza di difendere i valori come la libertà, la democrazia e la pace, che oggi rischiano di essere dati per scontati e ha avvertito il pubblico sui pericoli dell'indifferenza, specialmente tra i giovani, in un'epoca in cui la crisi sociale, le difficoltà economiche e le guerre possono portare a esiti pericolosi se non ci si preoccupa di preservare tali valori.
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