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Libertà di pensiero, ma fino a dove?

Il professor Michele di Bari analizza il tema nel programma di Delta Radio in collaborazione con Cur e Unipd

Libertà di pensiero, ma fino a dove?

Un tema di stringente attualità per la prima puntata di “Caffé dec”, la trasmissione live di Delta Radio organizzata in collaborazione con il Cur e l’università degli studi di Padova per parlare di diritto ma con un linguaggio capace di raggiungere tutti.

Nella prima puntata il direttore della Voce, Pier Francesco Bellini, ha dialogato con Michele di Bari, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Padova e nel corso di Diritto dell’Economia con sede a Rovigo, di un tema caldo: fino a che punto si può spingere la libertà di manifestazione del pensiero? E ci sono dei limiti al diritto di manifestare? Le manifestazioni pro Palestina che si vedono in giro nelle piazze dopo gli attentati di Hamas e la reazione di Israele dividono l’opinione pubblica... “Altro che caffè dec, qui c'è molta caffeina...”, ha esordito il professor Di Bari.

“Quello che è accaduto lo sappiamo tutti: l’attacco terroristico feroce da parte di Hamas in territorio israeliano e poi la risposta israeliana e la guerra ancora in corso in questi giorni. Il vero problema: le manifestazioni che si sono viste a ridosso di quanto è accaduto il 7 ottobre hanno destato più di qualche perplessità. Io ricordo per esempio l'intervento del ministro Valditara rispetto ad alcuni studenti che avevano manifestato a Milano inneggiando ad Hamas. E anche noi che ci occupiamo di Diritto Costituzionale, e dunque dei diritti fondamentali, ci siamo posti la domanda: quanto ci si può spingere in avanti nell’esprimere la propria opinione? E se questa libertà si spinge fino ad inneggiare all'odio contro qualcuno? Il fatto che i territori palestinesi siano oggetto di occupazione fin dal 1960 è fatto noto almeno da una settantina d'anni... E dunque ora non si capisce come mai se l'obiettivo della manifestazione è sostenere la legittima pretesa del popolo palestinese di avere uno Stato questa manifestazione arrivi dopo un attentato terroristico. Il fatto che le manifestazioni siano arrivate dopo l’attentato e che all'interno di quelle manifestazioni siano state dette frasi molto violente nei confronti dello Stato d'Israele e dei suoi cittadini... beh questo ha destato a un un po' mo di preoccupazione, perché la libertà di espressione è certamente coperta dalla nostra Costituzione, così come la libertà di riunione pacifica. Ma appunto parliamo di riunione pacifica, e la libertà d'espressione che non deve sfociare nell’incitamento all'odio. I limiti ci sono: lo Stato garantisce le libertà a chiunque ma non la libertà ad esempio di incitare all'odio e quindi di diminuire le libertà altrui...”.

Insomma: un bilanciamento è necessario... “Dico anche un'altra cosa e questa sicuramente è impopolare per alcuni: chiamare Resistenza il gruppo di Hamas, francamente da italiano e quindi da figlio diciamo di un popolo che ha fatto la resistenza e che quindi ha ben in mente che cosa vuole dire, secondo me vuol dire svilire anche quella parola...”.

In conclusione... “In conclusione è legittimo manifestare per il diritto del Popolo palestinese a vedersi riconosciuta la propria entità statale, è legittimo ricordare a Israele che deve rispettare il diritto internazionale e che la difesa deve essere proporzionata all’offesa, ma anche gli eventi del 7 ottobre erano da condannare. Così come non si deve dimenticare che Israele è una democrazia, l'unica democrazia in un mondo dove la parola democrazia non è...frequente. E in quanto democrazia è più sensibile alle proteste. E poi voglio concludere dicendo un'altra cosa: io ho visto a Bologna una manifestazione di un gruppo di ragazzi e ragazze lgbt manifestare per la nascita dello stato di Palestina.... La domanda che ci si si dovrebbe porre è: ma lì siete sicuri che avreste il diritto di esistere se Hamas dovesse essere il soggetto politico che facesse nascere questo Stato?”

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