VOCE
Agricoltura
29.12.2023 - 11:14
ROVIGO - Il settore primario nel Polesine presenta un bilancio negativo con la perdita di 11 imprese agricole professionali all'anno, secondo i dati dell'Osservatorio agricolo dell'Inps. Nel 2021, erano registrate 2.520 aziende, scese a 2.509 nel 2022, con una prospettiva ancora più negativa per il 2023.
"Si tratta di aziende agricole strutturate, con dipendenti contrattualizzati, e non a conduzione familiare – sottolinea Cia Rovigo –. Motivo per cui questo trend risulta particolarmente significativo e preoccupante".
Nel periodo precovid (2019) le aziende agricole professionali polesane erano 2.553 con 33 aziende che, in soli tre anni, hanno cessato l'attività. L'altra faccia della medaglia è un incremento della produzione lorda agricola veneta: si attestava a 6,4 miliardi nel 2021, è stata di 7,7 miliardi nel 2022 (+18,4%). Aumentano pure i giovani in agricoltura: oggi, in Polesine, sono 200 le imprese agricole professionali condotte da under 40 (l'8% del totale), con un ritmo che mostra una crescita costante: +2% all'anno.
"E questo grazie alle misure del Primo insediamento in agricoltura riconducibili al Piano di sviluppo rurale – spiega il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini –. Nello specifico, prevedono dei contributi ad hoc senza i quali un giovane non avrebbe né la forza, né la capacità di aprire un'attività agricola. Le idee, da sole, non bastano". In provincia funziona, dunque, il ricambio generazionale: "L'agroalimentare ha delle potenzialità enormi, pure in termini di innovazione tecnologica: le ragazze e i ragazzi si stanno dimostrando all'altezza, sono lungimiranti, hanno una visione".
Le aziende agricole che resistono lo fanno specializzandosi di continuo, come precisa lo stesso Faccini: "Non è più sufficiente possedere degli appezzamenti agricoli a seminativo, come accadeva una volta, per dirsi agricoltore. Serve, invece, una formazione continua. Solo chi riesce a reinventarsi rimane sul mercato ed è nelle condizioni di portare a casa dei margini".
Margini, però, estremamente esigui. Appena il 10%, massimo il 15%, del valore del prezzo finale del prodotto che si trova sugli scaffali dei supermercati (ultimo report Cia Rovigo). "Lungo la filiera – chiarisce il presidente di Cia Rovigo – vi sono dei rincari difficili da intercettare".
Il 2024 sarà l'anno delle grandi sfide, nel nome di una sostenibilità economica, ambientale e sociale. "Alla politica – conclude - continueremo a chiedere adeguati interventi per un'equa remunerazione dei prodotti. O le Istituzioni decidono di rimettere al centro il primario, o non potremo più fermare l'emorragia delle imprese agricole nella nostra terra polesana".
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