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Agricoltura

In Polesine quasi 300 ettari coltivati a vite

Una cifra in continua crescita, grazie all'interesse suscitato tra gli agricoltori

In Polesine quasi 300 ettari coltivati a vite

ROVIGO - La provincia di Rovigo scommette sul vino, con quasi 300 ettari di terreno coltivati a vite, una cifra in costante crescita grazie all'interesse crescente degli agricoltori. Nonostante il Polesine non sia storicamente noto per la viticoltura, negli ultimi anni stanno emergendo realtà interessanti che producono vini sia da vitigni autoctoni che internazionali.

Confagricoltura Rovigo, insieme a Erapra, alla Regione Veneto e al Collegio periti agrari di Rovigo, ha organizzato una giornata dedicata alle tecniche di coltivazione della vite da vino e alle metodologie per una viticoltura di qualità in Polesine, con particolare attenzione alle normative del settore. L'evento si è svolto nell'agriturismo Corte Carezzabella di San Martino di Venezze, un'azienda che negli ultimi anni ha visto la crescita dei suoi vigneti fino a 60 ettari, coltivati in modo biologico vicino al fiume Adige.

Durante la giornata, l'agronomo Marino Marin ha illustrato le pratiche di coltivazione della vite e le varietà autorizzate in Polesine. Il collega Nicola Calesella ha approfondito gli aspetti teorici e pratici dell'allevamento della vite, con dimostrazioni pratiche di potatura nel vigneto dell'agriturismo di San Martino di Venezze.

L'evento ha registrato il tutto esaurito delle iscrizioni, con la partecipazione di periti agrari, titolari e dipendenti di imprese agricole. Molti frutticoltori, in risposta alle crisi di coltivazioni come pere e kiwi, stanno ora investendo nelle vigne, cercando opportunità di crescita e redditività.

"Abbiamo riscontrato parecchio interesse, tanto che vogliamo organizzare una seconda giornata per accontentare chi è rimasto escluso – sottolinea Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo -. La vite oggi può rappresentare una valida alternativa a colture in crisi in quanto offre margini di crescita importanti. In Polesine non si può produrre Prosecco, ma esiste la doc Pinot Grigio delle Venezie che interessa già una buona parte della viticoltura polesana. Oltre a vitigni internazionali come Merlot e Chardonnay, abbiamo varietà autoctone come Turchetta, che nasce proprio a Rovigo, e Manzoni bianco, che si adattano a climi umidi ed esprimono vini intensi e profumati. La maggior parte si rivolge a cantine o a piccole realtà private. Però stanno nascendo anche aziende che vinificano in proprio con etichette interessanti, che si stanno ricavando un posto di nicchia nel mercato" .

Le zone di Adria, Ariano Polesine, Porto Viro e San Martino di Venezze sono i principali centri di coltivazione, ma nuovi impianti stanno sorgendo anche nell'Alto Polesine. Ballani ha sottolineato l'importanza di uno studio preliminare per valutare la fattibilità dell'investimento, considerando la varietà dei terreni disponibili. "Ci sono terreni a medio impasto, che non hanno problemi di ristagno, e altri che non sono idonei – spiega Lauro Ballani -. Perciò, prima di piantare, è necessario realizzare uno studio preliminare per capire se investire è la cosa giusta.  Le vigne possono essere una buona alternativa dove si sta espiantando alberi da frutta. Successivamente le aziende potranno decidere se limitarsi a produrre uva o se commercializzare le proprie bottiglie. Per la vinificazione non abbiamo problemi: ci sono parecchie cantine limitrofe alla nostra provincia, come quella di Cona, che lavorano bene, con le quali si potrebbe intensificare la collaborazione. Io sono certo che Rovigo possa ricavarsi un piccolo spazio nel settore, anche se il percorso non sarà breve: i costi degli impianti sono lievitati parecchio, soprattutto per quanto riguarda i pali e i materiali in ferro".

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