VOCE
Interviste
08.02.2024 - 16:51
ROVIGO - Il 10 febbraio è una data carica di significato, una giornata che richiama dolorosi ricordi e racconta un capitolo tragico della storia italiana spesso rischiato di cadere nell'oblio.
È la Giornata del Ricordo, un'occasione cruciale per riflettere sulle vicende che hanno segnato profondamente la vita di centinaia di migliaia di persone costrette a lasciare le proprie terre di Istria e Dalmazia durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Per comprendere appieno il valore di questa giornata, è essenziale ascoltare le testimonianze di coloro che hanno vissuto direttamente queste tragedie. In un'intervista, il dottor Lorenzo Maggi, delegato per la provincia di Rovigo dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, offre uno sguardo prezioso sulla storia e sul significato dietro questa giornata di commemorazione.
L'Associazione, fondata nel 1947 con l'obiettivo di assistere gli italiani fuggiti dalle proprie terre, ha svolto un ruolo fondamentale nel rappresentare gli interessi degli esuli presso le istituzioni governative, portando avanti la battaglia per la difesa di queste persone fino ai giorni nostri. Maggi condivide numeri impressionanti: circa 300mila persone coinvolte nell'esodo, una diaspora che ha segnato profondamente le comunità italiane dell'Istria e della Dalmazia. Partendo da qui, Maggi traccia un quadro storico delle violenze e delle tragedie vissute durante quegli anni bui.
Dall'8 settembre 1943, le violenze dei partigiani jugoslavi contro i civili inermi segnarono un punto di svolta. Ciò che seguì fu un periodo di rivolte e violenze, interrotto solo temporaneamente dall'intervento dei tedeschi. Tuttavia, dopo la sconfitta definitiva dei nazisti, le armate jugoslave ebbero campo libero, scatenando una violenza ancora più devastante che portò all'esodo di massa delle popolazioni italiane. Maggi sottolinea il ruolo cruciale dell'Associazione nel supportare gli esuli durante questo periodo tumultuoso, offrendo assistenza e rappresentanza nei confronti delle istituzioni italiane.
Tra le testimonianze più toccanti, emerge quella di Maria Schitarellich, una sopravvissuta che ha vissuto l'esodo da Zara all'Italia. Ricorda i bombardamenti, le paure e le difficoltà incontrate durante il viaggio verso una nuova terra, un'accoglienza non sempre calorosa, ma che ha comunque offerto una speranza di salvezza. Le parole di Maria quale monito contro l'oblio, un invito a ricordare le tragedie del passato per evitare che si ripetano in futuro. È un richiamo alla solidarietà e alla compassione verso coloro che sono costretti a lasciare le proprie terre in cerca di sicurezza e dignità. Un momento di commemorazione, ma anche un'opportunità per riaffermare i valori fondamentali di giustizia, pace e rispetto per la dignità umana. È un impegno collettivo a non dimenticare le lezioni del passato e a lavorare insieme per un futuro migliore, dove l'accoglienza e la solidarietà possano essere i pilastri su cui costruire un mondo più giusto e inclusivo per tutti.
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