VOCE
Caffé Dec
27.02.2024 - 19:47
ROVIGO - Nicola Brutti, professore associato di diritto privato comparato all'università di Padova è ospite di Caffé Dec, il format di Delta Radio che fornisce "pillole di diritto" dagli esperti delle università di Padova e Ferrara, grazie al Cur di Rovigo. In questi ultimi anni si parla molto di fake news, un po' in tutto il mondo, almeno quello delle cosiddette democrazie occidentali: chissà per quale motivo.
Se lo chiede lo stesso Brutti: "Se parliamo di diritto, dobbiamo dire subito che l'espressione fake news o disinformazione è molto generica, appartiene al gergo giornalistico, non ha un corrispondente nel linguaggio giuridico, nelle leggi - premette - I mass media avevano tradizionalmente un maggiore controllo riguardo all'affidabilità delle notizie e delle rispettive fonti. Vi era una gestione abbastanza professionale dei contenuti e una responsabilità degli editori altrettanto ampia e severa da omesso controllo. Con lo sviluppo di Internet, delle grandi piattaforme e social network la libertà di espressione, enormemente potenziata, esce dai canali d’informazione classici per entrare spesso in conflitto con interessi altrettanto rilevanti. Si pensi alla salute e alla sicurezza, all'ordine pubblico, al corretto svolgimento delle elezioni e così via".
Già, abbiamo visto come con la pandemia le teorie complottiste, sono esplose confondendo anche molto le idee ai cittadini. "La diffusione di fake news risulta molto redditizia sul piano commerciale per le stesse piattaforme, perché ciò aumenta le visualizzazioni, i clic, i mi piace - risponde Brutti - Il tutto si riflette sulle entrate pubblicitarie. Insomma, vale tutto purché serva ad aumentare il pubblico. Quindi, si assiste alla diffusione di bufale di ogni genere, tesi cospirazioniste e complottiste, incitazione all’odio e al razzismo. Contenuti di tal genere sono ripresi e diffusi sulle piattaforme e, non solo non vengono bloccati, ma si fa loro anche pubblicità. È noto che gli algoritmi su cui le piattaforme si basano sono realizzati proprio per attrarre più utenti e, specie nelle versioni più attuali, presentano spesso contenuti ritagliati sulle curiosità più morbose e sull’impatto emotivo. Ciò finisce per favorire, specie tra le fasce più deboli ed emarginate, la formazione di gruppi chiusi che tendono ad alimentarsi culturalmente con queste fake news come in una bolla. La cosiddetta filter bubble consiste nella creazione, proprio tramite l’intelligenza artificiale, di una capillare profilazione personale in grado di livellare le sensibilità e capacità critiche di intere categorie di persone, creando così nuove classi sociali, da manipolare e sfruttare per fini commerciali, politici e così via".
Che questioni giuridiche pone, dunque la diffusione di notizie non verificate? "I fenomeni che abbiamo descritto, come le filter bubble, tendono a sfuggire alle leggi, perché non si è neanche in grado di individuarli - premette Brutti - data la matrice poco trasparente degli stessi algoritmi che li realizzano. Dal punto di vista dei rimedi giuridici, ci si trova di fronte ad una rincorsa affannosa. Le piattaforme digitali si sono tradizionalmente fatte scudo dell’impossibilità oggettiva di controllare tutti i loro contenuti, ma, se solo volessero, oggi troverebbero risposta nell’intelligenza artificiale".
Anche la tutela dalle fake news diventa 2.0: "Sembra ormai da archiviare la stagione delle classiche tutele, quali ad esempio il controllo disciplinare dell'ordine dei giornalisti, il reato di diffusione di notizie false e tendenziose, che debbono essere atte a turbare l'ordine pubblico, la diffamazione a mezzo stampa o internet che essenzialmente scatta quando una pubblicazione nuoce alla reputazione di una singola persona. Anche le norme a tutela della privacy e dei consumatori, per quanto moderne, si basano ancora sulle modalità ordinarie della comunicazione di massa e, comunque, non affrontano il problema delle pratiche ingannevoli perpetuate dai robot che possono oggi leggere perfino le emozioni della persona ed essere programmati ad utilizzarle come leva a scopo di profitto".
La Voce nuova | Direttore responsabile: Alberto Garbellini
Editrice Editoriale la Voce Soc. Coop. | Piazza Garibaldi, 17 - 45100 Rovigo Telefono 0425 200 282 - Fax 0425 422584 - email: redazione.ro@lavoce-nuova.it
Per la tua pubbicita' su questo sito: commerciale.ro@lavoce-nuova.it
Editrice: Editoriale La Voce Società Cooperativa. “La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo.” Redazione: piazza Garibaldi 17, 45100, Rovigo tel. 0425 200282 e:mail: redazione.ro@lavoce-nuova.it sito: www.lavocedirovigo.it
Pubblicità locale: Editoriale La Voce Soc. Coop. Divisione commerciale Piazza Garibaldi 17 - 45100 Rovigo - Tel. 0425 200282. Pubblicità Nazionale: MANZONI & C. S.p.A. Via Nervesa, 21 - 20139 Milano - Tel. 02 574941 www.manzoniadvertising.com Stampa: Tipre srl Luogo di stampa: via Canton Santo 5 Borsano di Busto Arsizio. POSTE ITALIANE S.P.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004, n.46) art. 1, comma 1, DCB (Ro). Testata registrata “La Voce Nuova” Registrazione del Tribunale di Rovigo n. 11/2000 del 09/08/2000.
Testata aderente all’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria www.iap.it. Iscrizione al ROC n. 23289. Associata FILE