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Il caporale dei lavoratori agricoli in realtà è una donna

Dal Tribunale

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L'imputata è titolare di una cooperativa agricola di Rosolina. L'accusa è di sfruttamento del lavoro, ma al processo di stamattina due testimoni hanno fornito versioni confuse e discordanti.
Ricordi molto sfumati e testimonianze al limite del falso, stamattina 16 gennaio in tribunale a Rovigo nel processo per caporalato in cui è imputata Hanane Legdani, 32enne nata in Marocco e residente a Rosolina dove nel 2013 era titolare di una cooperativa, oggi in liquidazione, che formalmente svolgeva "attività di supporto alla produzione vegetale", ma secondo quanto ipotizzato dalla Procura, esercitava intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.



Secondo l'accusa la donna assumeva in pratica in nero cittadini marocchini, fatti giungere in Italia grazie al rilascio del nulla osta per il lavoro stagionale che la donna si faceva pagare 4mila euro, ospitandone fino a sei in un alloggio di 60 metri quadrati, accompagnandoli sul posto di lavoro e costringendoli alla raccolta a fronte di paghe irrisorie.



La minaccia era di non far loro ottenere il permesso di soggiorno in caso di rifiuto delle sue condizioni. Ma stamattina davanti al giudice Silvia Varotto, alle domande del Pm Sabrina Duò ben due testimoni hanno dato versioni diverse e poco chiare rispetto al loro rapporto di lavoro nei campi di Rosolina gestiti dall'imputata. Pm e avvocati della parte offesa che si sono costituiti per una lavoratrice, hanno chiesto di inviare gli atti in procura per falsa testimonianza.

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