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Allarme rosso nei porti italiani, l'interramento è un problema diffuso

Pesca

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L'associazione Federcoopesca denuncia i difetti strutturali di molti porti italiani. Basta interventi di emergenza, servono progetti di ampio respiro. A Pila ci vorranno due settimane per tornare alla normalità.
Porti da allarme rosso e non solo in Polesine, dove i pescatori di Pila combattono da giorni contro il vento e le secche. Le tonnellate di detriti che insabbiano i porti impedendo alle imbarcazioni di prendere il largo minacciano buona parte delle coste italiane.



A lanciare l'allarme è l'associazione nazionale Federcoopesca-Confcooperative, che dal 1951 tutela i propri soci, impiegati nel mondo della pesca e dell'itticoltura.



“Ora che il mare consente di tornare a lavorare - spiega l’associazione - molti operatori non possono farlo perché la lunga ondata di maltempo che ha colpito l’Italia, ha messo a nudo la fragilità dei nostri porti. Dal Veneto alla Puglia, passando per Lazio, Abruzzo, Toscana e Sicilia, sono molte le marinerie che hanno subito rallentamenti dell’attività o il blocco dei pescherecci in porto, con perdite per mancati guadagni tra il 30% e il 70 per cento".



Per far fronte ai disagi, la macchina amministrativa si è già messa in moto stanziando il denaro necessario ai dragaggi, ma i provvedimenti invocati dall'associazione sono ben altri e di più lungo respiro.



"Bisogna rivedere l’intero sistema portuale - afferma Federcoopesca - con interventi strutturali per evitare di rincorrere le continue emergenze”.
Solo nel porto di Pila, infatti, ci vorranno due settimane per ripristinare la normalità, con le perdite economiche che questo comporta.



“La fruibilità dei porti italiani - prosegue Federcoopesca - è un problema cronico, che rischia di mandare in tilt l’intero comparto quando si verificano eventi eccezionali ma, purtroppo, non rari. La pesca sa di dover fare i conti, più di altri settori, con gli elementi naturali, per questo dobbiamo farci trovare preparati".


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