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La lunga ombra del Dragone sulle coltivazioni di marijuana nel Delta

Mafia cinese

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Nel video della Polizia di Ferrara le immagini del maxi sequestro di una piantagione a Mesola, a poche centinaia di metri dal confine con il Polesine. Tutto era gestito da cinesi.
La prima volta, forse, può essere un caso. La seconda... pure. Ma quando gli episodi iniziano a farsi frequenti, è il sintomo di un fenomeno radicato. Tantopiù se la zona è sempre la stessa (il Delta del Po, di qua e di là dal grande fiume) e pure i protagonisti hanno una caratteristica che li rende inconfondibili: sono cittadini cinesi.


E’ accaduto di nuovo. Questa volta a Mesola, a poche centinaia di metri dall’argine del Po. Un casolare semi diroccato era stato trasformato nella base per un’enorme coltivazione di marijuana. Piante alte già più di un metro, quasi pronte per il raccolto. E il custode era un cittadino cinese. Il sequestro è, a detta degli inquirenti, il più consistente - per quanto riguarda piante di marijuana - effettuato in Emilia Romagna e nel Veneto.


Le piantine rinvenute e sequestrate dalla squadra mobile di Ferrara, in collaborazione con quella di Padova, sono 870.


La scoperta effettuata dalla polizia di Ferrara è inquietante, come se l’area alla foce del grande fiume fosse diventata terra di conquista per la criminalità cinese che si sta espandendo in maniera prepotente nel mercato degli stupefacenti. Una cosa è certa, per impiantare una “fabbrica” di questo genere (dagli impianti di ventilazione alle lampade alogene di ultima generazione) erano stati spesi molti soldi. Che sarebbero rientrati con gli interessi. E nel mondo dei cinesi, lo sanno bene gli investigatori, non si mette in piedi un’impresa del genere senza l’appoggio della mafia del dragone. Insomma: c’è motivo per essere preoccupati.

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