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Il caso

Taglio di Po insorge: "I profughi qui non li vogliamo"

L’eco della notizia scandalizza il paese. “Protestiamo sotto il comune”. Domani il sindaco Siviero torna in prefettura per rivalutare la proposta dell’hotel Mancin.

Taglio di Po insorge: "I profughi qui non li vogliamo"

C’è chi ancora spera di no, chi disegna scenari di criminalità assicurata, chi se la prende con i privati che offrono l’Hotel Mancin all'accoglienza dei profughi. Taglio di Po si sveglia impaurita, traumatizzata, alla notizia, confermata dallo stesso sindaco Francesco Siviero, dell’apertura dell’hotel a due chilometri dal centro ai migranti.


Arrivano a cento i commenti nella piazza virtuale di Facebook, ma anche in paese l’eco della notizia è fortissimo. “Cosa non si fa per i soldi... Rovinare un paese con già abbastanza problemi. Ringraziamo tutti gli imprenditori in questione”, scrive Doralice.

Più realista un concittadino che commenta: “Probabilmente in certi frangenti avremo fatto tutti la stessa scelta. E’ sempre e solo una questione di soldi. Se ci fosse lo stesso impegno economico da parte dello stato per accudire i nostri anziani e poveri, in hotel ci sarebbero loro. Ma business is business”.


Rossano fa appello al sindaco: “Io spero che il nostro sindaco ci pensi molto bene per tutti i disagi che potrebbero nascere. Se adesso andate a fare la vostra passeggiata dopo cena e i vostri figli si ritrovano in piazza, tutto ciò non si farà più, statene certi”.


Il sindaco Francesco Siviero ha annunciato che domani ci sarà un altro incontro in prefettura e che valuterà la proposta che a lui stesso desta molte perplessità: “Sia sulla sostenibilità del progetto di accoglienza, sia sulla struttura a due chilometri dal centro e sia sull'impatto sulla cittadinanza”.



Il servizio completo sulla Voce di Rovigo di oggi 9 luglio.

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