Fisco, sono 256 i polesani in guerra
Taglio di Po
04/04/2018 - 21:52
A qualcuno il nome di Stefano Fuso non dirà molto. Ma a Taglio di Po lo conoscono bene. E’ lui, infatti, l’imprenditore che aveva preso in affitto l’Hotel Mancin, sulla Statale, per ospitare i profughi. Un’evenienza che, seppure fermata dalle richieste di interventi sulla struttura fatte dal comune e dal momentaneo stop da parte del prefetto, non è certamente andata in archivio.
Ecco, proprio Stefano Fuso è finito nelle ultime ore al centro delle polemiche, ripreso da una telecamera nascosta mentre parla con un camorrista “infiltrato”, inviato dalla rivista on line Fanpage nell’ambito di un’inchiesta sui rifiuti.
E Fuso, non sapendo di essere ripreso, non si è fatto problemi a parlare a lungo anche di profughi, e di come lui intenda l’accoglienza. Anzi, di come l’accoglienza sia un vero affare.
Alcune delle sue frasi, mandate in onda dal sito napoletano, dicono tutto: “Usiamo immobili che non hanno più alcun valore e ci buttiamo dentro i profughi. Sappiamo che 5 o 6 euro li facciamo... Sappiamo che all’anno facciamo 600mila euro di utili e un giro d’affari da milioni senza esserci rotti i coglioni”.
Parole sprezzanti e ciniche, pronunciate i fronte a quello che si era presentato come un possibile socio in affari, seppure con più di una macchia sul casellario giudiziale e con in tasca soldi - per sua stessa ammissione - non certo di provenienza trasparente. Particolare che non l’ha certamente influenzato.
Ed è pure difficile sporcarsi le mani, perché alla fine “basta avere un altro nome che faccia il responsabile”.
Fuso, del resto, proprio sui profughi - oltre che sui rifiuti - ha basato la propria fortuna, cercando sempre di massimizzare il profitto.
E i profughi? Dove sta il vero affare? “Il cibo. Non è che dobbiamo dargli il pranzo di Natale, loro mangiano riso scotto, pollo, sugo. La pasta la vai a prendere alla Barilla quando mancano due mesi alla scadenza e ti buttano fuori sacchi di pasta a 5 cents al chilo.... Compri pesantemente, bilici, così il pasto che avevi calcolato a 6 euro ti costa tre. E il resto in tasca”.
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