VOCE
TRAGEDIA SUL LAVORO
05.08.2020 - 14:13
"Una morte inaccettabile. L'ennesimo lavoratore che esce di casa la mattina e non fa ritorno dalla sua famiglia la sera. Non è giusto", alza la voce Riccardo Bego, sindacalista della Fiom Cgil che, insieme ai colleghi Mirco Bolognesi, della Uilm Uil, e Enrico Rezzi della Fim Cisl, grida la sua rabbia per l'ennesima morte sul lavoro. Quella di Giorgio Pasello, 54 anni, operaio di Adria, caduto dal tetto del capannone della sua azienda nel pomeriggio di martedì 4 agosto (LEGGI ARTICOLO).
"Parliamo di un lavoratore di 54 anni, padre di due figli che ha perso la vita in un lavoro che non gli competeva - continua Bego - Gli infortuni e le morti sul lavoro sono una problematica ribadita tante volte. C’è disattenzione e non sto parlando solo delle grandi aziende. Fuori c’è un mondo fatto di appalti dove per fare cinque pezzi in più, mezzo metro di saldatura in più dove si va a risparmiare? Sulla vita dei lavoratori. Un unico risultato: ci troviamo con una mole di infortuni e morti sul lavoro inaccettabile. Adesso basta, bisogna passare ad un ragionamento diverso. Non dobbiamo pensare alla sicurezza come un costo, ma come un investimento. Non sono soldi spesi male, a partire dallo Spisal. Rimane il fatto che per l’ennesima volta un lavoratore si presenta sul posto di lavoro, e non torna a casa. E' uno stillicidio, un carnaio, una mattanza. C’è stata una emergenza di sicurezza sanitaria alla quale era giusto e doveroso prestare attenzione, ma ci dobbiamo ricordare anche questo problema, il dazio pagato ogni anno è fatto da morti. A nostro avvisto è intollerabile".
"Questa morte non è una tragica fatalità: un metalmeccanico sul tetto non è una tragica fatalità. Abbiamo una norma rigida in Italia ma il numero di morti al giorno continua a non finire. Qualcosa non funziona, come sindacato prendiamo atto che bisogna fare qualcosa di diverso - aggiunge Mirco Bolognesi - Noi come categoria dobbiamo prendere atto di un ulteriore incidente coinvolgendo il Prefetto, la politica non solo quella locale. Abbiamo delle proposte. All'interno delle aziende i rappresentanti della sicurezza nelle aziende hanno ancora troppo poco potere. Serve un organismo esterno, e allo Spisal sono in pochi non possono controllare tutto. Servono lavoratori esterni che entrino a controllare la sicurezza in azienda. Lo Spisal controlla le aziende oggi e forse la prossima volta tra tre anni. Anche i medici competenti devono essere medici pagati da un fondo Inps, medici pubblici non pagati dall’azienda. Insomma, servono delle modifiche. Adesso ci attiviamo con i segretari generali per avviare una iniziativa di confronto con il Prefetto e con la politica locale, e poi iniziative di sensibilizzazione. Intanto faremo uno sciopero nel quale sarà coinvolto tutto il settore metalmeccanico nella giornata del funerale di Giorgio. Attendiamo la data delle esequie. Serve un segnale forte".
"In un’era altamente tecnologica in modo scandaloso le persone muoiono come cinquant'anni fa. Bisogna invertire la marcia subito, il lavoro non deve mai assumere l’aspetto del boia che stronca la vita e rovina le famiglie - aggiunge Enrico Rezzi - Dobbiamo lavorare tantissimo sul fronte culturale, abbiamo ancora una cultura troppo bassa del rispetto della sicurezza. Servono maggior formazione continua per i lavoratori, ma anche maggior controllo. Aumentiamo, intanto i fondi per lo Spisal".
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