VOCE
IL CASO
11.01.2021 - 11:19
"Chi canta inni fascisti non può stare in un’istituzione e, peggio, fare l’assessore all’Istruzione. Abbiamo assistito sconcertati alla ‘performance’ di Elena Donazzan e presenteremo un’interrogazione a Zaia non solo per chiedergli di dissociarsi ufficialmente, ma per sapere se intende toglierle le deleghe, visto che lei non darà autonomamente le dimissioni. È un episodio gravissimo, purtroppo non il primo, che non può essere ancora derubricato a ricordo di infanzia o goliardata". Ad affermarlo in una nota sono i rappresentanti del Partito Democratico Veneto in Consiglio regionale, con Francesca Zottis, il capogruppo Giacomo Possamai e i colleghi Anna Maria Bigon, Vanessa Camani, Jonatan Montanariello e Andrea Zanoni, intervenendo su quanto accaduto alla trasmissione radiofonica La Zanzara, dove l’assessore all’Istruzione ha intonato ‘Faccetta nera’.
"È assolutamente fuorviante parlare di libertà di pensiero e libertà delle persone come ha fatto la Donazzan per difendersi dalle accuse, perché il fascismo fu esattamente l’opposto: odio, razzismo e sopraffazione, il periodo più buio della storia d’Italia. La Giunta prenda le distanze, ma lo faccia sul serio, non a parole. Come può ricoprire il ruolo di assessore all’Istruzione chi rivendica le proprie simpatie per il regime fascista? Che messaggio mandiamo alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi?".
Parole dure arrivano anche dal movimento civico Il Veneto che Vogliamo: "I veneti non meritano di essere rappresentati in questo modo. Chi dovrebbe occuparsi dell’educazione dei nostri giovani ha il dovere di difendere i valori della democrazia, la ricchezza delle differenze, il pluralismo, invece di ammiccare con nostalgia a un regime che ha abolito la democrazia e i partiti, i sindacati e che ha approvato le leggi razziali - spiegano in una nota - Che tipo di scuola ha in mente Donazzan, sempre che fra una canzonetta fascista e l’altra possa avere spazio per occuparsi di scuola, forse ha in mente quella del ventennio quando gli insegnanti che non erano fascisti venivano licenziati? Non siamo più in quei tempi e alla scuola serve ben altro che lo sguardo retrogrado e fascista di Donazzan. La regia di chi dovrebbe orientare le scelte educative e pedagogiche dei nostri ragazzi non può più essere nelle mani di chi non solo ha dubbi o tentennamenti nel condannare il regime fascista, ma lo rievoca con nostalgia. Chiediamo quindi le dimissioni immediate dell’assessore all’istruzione e intervento della magistratura per il reato di apologia del fascismo".
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