VOCE
ADRIA
25.01.2021 - 21:00
Una panchina gialla per ricordare la tragedia di Giulio Regeni, ma soprattutto per chiedere che venga alla luce la verità e fatta giustizia. Una panchina gialla anche per chiedere la liberazione di Patrick Zaky, in carcere in Egitto così il prossimo 7 febbraio, nel primo anniversario dell’ingiusta detenzione il teatro Comunale sarà illuminato di giallo. Una panchina gialla come monito a difendere ogni giorno i diritti umani contro ogni forma di sopraffazione.
Ieri sera, dunque, è stata scoperta la panchina gialla posta in piazza Bocchi, sul lato sinistro dell’ingresso alla biblioteca comunale. Così l’amministrazione comunale aderisce a un’iniziativa internazionale promossa da Amnesty per tenere alta l’attenzione sulla tragica morte del giovane ricercatore italiano, torturato prima di essere ucciso, al punto che il suo volto era irriconoscibile.
Ma attenzione anche sul dramma che sta vivendo Patrick, egiziano, studioso dell’università di Bologna, città che gli ha recentemente conferito la cittadinanza onoraria. "Se non ci fosse stata la nostra mobilitazione – ricorda Giovanni Stefani, responsabile del Gruppo 215 di Rovigo di Amnesty – sicuramente non si sarebbe arrivati all’incriminazione di quattro alti dirigenti dei servizi segreti egiziani".
E aggiunge: "La mobilitazione civile a fianco dei genitori di Giulio è stata grande, meno l’impegno delle istituzioni e del governo che ha fatto tante parole e pochi fatti". Addirittura si è arrivati alla denuncia della famiglia Regeni contro il governo per aver concluso accordi commerciali con un Paese che viola i diritti umani. Stefani ha anche stigmatizzato il comportamento della Francia che di recente ha dato la Legion d’onore al presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Questo ha scatenato la reazione di alcuni intellettuali, in primis l’italiano Corrado Augias che ha restituito tale riconoscimento, seguito da altri.
"I diritti umani devono venire prima degli interessi economici" ammonisce il sindaco Omar Barbierato. Da parte sua l’assessore Andrea Micheletti mostra il libro "Giulio fa cose" edito da Feltrinelli curato dagli stessi genitori per tenere viva la memoria del figlio come se continuasse a operare. "Giulio continua a fare cose – sottolinea Micheletti – Abbiamo bisogno di simboli perché se la libertà è negata a una sola persona è negata a tutti". Quindi risponde a qualche polemica emersa sui social. "Questa panchina e le altre di valore simbolico non sono inutili, non è vero che pensando alla panchina ignoriamo i problemi quotidiani, siamo impegnati a risolvere anche quelli".
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