Uno sguardo nella cucina del ristorante Baraonda di Porto Levante
La visita dell’Accademia della Cucina al
Baraonda di Porto Levante.
“Quando la cucina semplice, schietta, esalta i sapori ed i gusti naturali di un prodotto di giornata, com’è il pesce del Delta, è sempre un buon mangiare”. Carlo Mocci, direttore della rivista di ristorazione e gastronomia Zafferano, promuove il ristorante Baraonda di Porto Levante. L’occasione è stato il convivio di fine estate che ha visto riunite le delegazioni di Rovigo - Adria e Chioggia e di Treviso - Alta Marca dell’Accademia Italiana della Cucina.
Per gli accademici di “casa nostra” è stato un gradito ritorno. Per gli ospiti trevigiani una gustosa sorpresa che ha suggellato il patto che li lega con la cucina di qualità. Ma c’è anche un altro motivo, sottolineato dai delegati Giorgio Golfetti e Nazzareno Acquistucci: “L’accoglienza cordiale, calda e sincera di Luciano, Adriana, Massimo e Monia Pregnolato”. L’ambiente è curato, con due sale arredate con gusto: una nella veranda che consente una vista sulla campagna e sulle risaie e l’altra all’interno con il caminetto dove, nei mesi freddi, scoppietta il fuoco.
I tavoli ordinati rivelano una cura nella scelta dei particolari: tovaglie in lino, piatti e bicchieri adatti. Un locale, sempre in crescita, che ha basato il suo successo nella valorizzazione di uno stile culinario improntato sulla conoscenza dei prodotti del territorio Non a caso il ristorante Baraonda si fregia del diploma Buona Cucina, riconoscimento dato ai ristoranti che hanno ottenuto i tre tempietti e che, nel corso degli anni, mantengono costanti i piatti legati al territorio e alla tradizione.
La cucina di Adriana, aiutata dalla figlia Monia, non si discosta da questa strada. “Ho sempre avuto la passione – dice Adriana – per le ricette semplici che mi hanno insegnato la mamma e la nonna”. Un percorso, quello di Adriana, che parte da lontano: prima nelle colonie di Rosolina Mare ed Asiago, gestite da don Guido Borin che ha incoraggiato le sue esperienze, anche come chef, e poi negli alberghi a Rosolina Mare ed Albarella. Alla Baraonda, Adriana ha subito dato un impronta decisa: la ricerca di un pescato di nicchia, spesso procurato dai pescatori locali, che gli accademici hanno avuto modo di apprezzare.
Dal ricco buffet di benvenuto: carpaccio di branzino, sarde dorate, crostini di baccalà mantecato e la deliziosa fritturina nostrana. Raro, quanto perfetto, il risotto con il branzino non di allevamento. Cotta alla perfezione la grigliata del Delta con polenta bianca: anguilla, soaso e seppie. Un sorbetto ai lamponi ha preparato al dessert: zuppa inglese e smejassa (specialità di Adriana), la torta di patate dolci, zucca violina, pinoli ed uvetta che ha riscosso grande successo fra gli accademici trevigiani. Appropriati i vini che hanno accompagnato i piatti, selezionati con competenza da Massimo, sommelier: Ribolla Gialla Brut (Tenuta Luisa), Verdicchio Casal di Serra 2015 e Lacrima di Morro d’Alba 2015 (Umani Ronchi), Fior d’Arancio Passito (Cantina Colli Euganei). “La Baraonda –è stato il commento finale del delegato di Treviso – Alta Marca, Acquistucci - è al top nella cucina del pesce in Veneto. Abbiamo gustato tutta la freschezza di un pescato messo sulla griglia e cotto al naturale”.
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