VOCE
Il caso
21.06.2018 - 20:48
Non è stata facile la giornata di ieri per Massimo Barbujani, finito in prima pagina per il rinvio a giudizio con l’accusa pesante di bancarotta fraudolenta.
Un atto giudiziario che risale a un mese e mezzo fa e che è arrivato in seguito all’inchiesta seguita al fallimento dell’attività dell’ex sindaco. Qualche mese fa Bobo, ancora sindaco, aveva detto pubblicamente che il proprio stipendio era stato pignorato e successivamente sbloccato.
Fatto sta che la chiusura indagini e l’avviso di garanzia questa volta sono arrivate in un momento per lui... scomodo. Oltre al fatto che l’accusa di bancarotta fraudolenta (per non avere consegnato tutta una serie di registri e di note contabili) non è leggera.
Eppure la cosa più fastidiosa per Bobo pare essere quella “manina”, così la chiama lui, che ha reso pubblico l’atto della chiusura indagini. L’intento, secondo Bobo, era chiaro: una manovra per screditare lui e i suoi alleati.
Dice anche di sapere bene chi l’ha fatto. Ma non lo dice. E non è bello.
Così come non entra nel merito delle accuse che gli sono state rivolte. Che sono, lo ripetiamo, belle pesanti. E non riguardano il solo essere fallito...
Per tutta la giornata di ieri era comunque rimasto in silenzio, affidando a Fb un primo commento con un finale agghiacciante.
Ecco il testo: “E poi battetevi sul petto. Mandate pure, come nel mio caso, la vostra lettera pre-elettorale alla stampa. Siete piccoli, piccoli ma proprio piccoli”. L’affondo finale faceva rabbrividire: “Vicinanza e sentite condoglianze alla famiglia del commerciante che si è suicidato a Ceregnano”, annunciando su Fb il terribile gesto.
Poi in serata l’ex sindaco ha cambiato rotta (evidentemente mal consigliato) sfoderando per l’ennesima volta la rabbia, e ci sta, e un orgoglio che in ogni caso è fuori luogo. “Ennesimo tentativo di abbattermi, di distruggermi sul piano personale e politico - scrive in un comunicato - Le mie vicende professionali sono note da anni; ora, finalmente, le indagini degli organi inquirenti sono terminate. Questo mi è stato notificato da oltre un mese (ma non poteva dirlo lui, evitando la sceneggiata e spiegandolo agli elettori prima del voto del primo turno? Ndr) e, quindi, è giunto il momento di affrontare la mia difesa e controbattere ciò che mi viene contestato. La mia coscienza è tranquilla”.
Il resto sono le solite storie: l’aver voluto portare avanti la mia azienda, il non avere voluto mollare, il non riuscire “ad accettare di dover abbassare le saracinesche per sempre...”. Tutti sentimenti legittimi che però, Bobo lo ammetterà, non dovrebbero - se verrà provato in sede giudiziaria - portare a commettere reati.
Quindi arriva all’attualità: “So che la maggior parte di persone ha compreso e comprenderà anche ora. Chi ha pensato a far pervenire, in forma anonima (Ma lui come lo sa? Ne è certo? Ndr), queste informazioni, prima o poi, dovrà dialogare con la propria coscienza. Io con la mia l’ho già fatto da tempo e se tornassi indietro so che, con molta probabilità, farei le medesime scelte... ”.
Il resto è troppo patetico per essere pubblicato. Ci dispiace per Bobo, ma perlomeno cambi comunicatore. Da solo se la sarebbe cavata decisamente meglio.
“Colpito forse, abbattuto mai”, chiude Bobo.
“Forte di questo, procedo nella battaglia che mi vede impegnato con Lamberto Cavallari che, per preparazione, esperienza di vita, concretezza reputo essere figura valida per il governo della mia città”.
Sulla vicenda fa sentire la sua voce anche il candidato Lamberto Cavallari affermando che “la mia amministrazione seguirà la visione condivisa da tutta la coalizione: siamo e rimarremo garantisti, sia nei confronti della persona e delle sue vicende, sia per le istituzioni che dovranno essere libere da imbarazzi perché il pubblico è sempre più importante del privato”.
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