VOCE
Il personaggio
22.08.2018 - 22:54
Luciano Moggi divide il tifo. Sempre, e lo si è visto in questi giorni quando i politici di Rovigo si sono divisi sull’opportunità o meno di invitare l’ex dirigente di calcio in città per presentare il suo libro “Il pallone lo porto io”. Però ieri per ascoltare le sue parole piazza Vittorio Emanuele era gremita di gente,
Il secondo appuntamento della rassegna Rovigo sport festival è stato tutto incentrato sull’ex direttore generale della Juventus. Sul palco a condurre la serata Paolo De Grandis, e i giornalisti a fare domande a Big Luciano, affabulatore come sempre e prodigo di aneddoti e storie di calcio.
In precedenza Lucianone era stato a portare un saluto allo Juventus club di Rovigo al Venezze. Moggi resta comunque uno scrigno di aneddoti e curiosità del mondo del pallone. Nel pomeriggio è stato alla redazione della Voce in piazza Garibaldi dove ha specificato che “l’operazione Cristiano Ronaldo è stata ben fatta, soprattutto dal punto di vista commerciale e di valorizzazione del marchio. Adesso in tutto il mondo di parla di Juventus, molto più di prima”. Ha poi confidato di tifare “Juve, io resto legato alla figura degli Agnelli”. E ancora: “Dopo Maradona il più grande giocatore che ho avuto nelle mie squadre è stato Zidane. Anche se poi lo vendetti ad una cifra record, che ci permise di fare tanti investimenti. Allora la Juve non era ricca come adesso”.
Impossibile non rievocare calciopoli, anche se Moggi resta fedele alla sua versione: “Era tutto scritto prima. Una specie di montatura, le parole che mi potevano scagionare non sono state ascoltate, ma erano dentro intercettazioni che non hanno considerato. Ci ha messo del suo anche l’avvocato della Juve che ha chiesto subito una penalizzazione”.
Con il suo sorriso sornione e il gusto per la battuta sagace Moggi ha anche tirato frecciate alla federazione calcio: “Quando c’era Giraudo, e io ero nel calcio, l’Italia contava e vinceva. Ora che ci sono questi qua guardate che fine ha fatto la Nazionale”. E poi le critiche all’Inter: “Moratti mi voleva portare in nerazzurro. Era quasi fatta, ma io dissi di no”.
E alla fine si è tornati su Cr7: “Qualche perplessità sulla sua età, 33 anni. Però se la Juve l’ha preso significa che vuole vincere subito in Europa. L’Inter ha una buona squadra e arriverà seconda. Anche se Spalletti l’anno scorso ha regalato lo scudetto alla Juve con quella sfida finita, e persa, all’ultimo minuto”. Il solito Moggi, un po’ guascone e un po’ astuto dirigente col fiuto dell’affarone. Un personaggio che attira curiosità e piazze di tifosi pro o contro.
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