VOCE
Il caso
28.01.2019 - 10:36
Si è qualificato come agente della polizia di stato, mostrando un distintivo palesemente contraffatto e pure sbagliato nella dicitura, per estorcere 150mila euro a un’imprenditrice. Ma il tentativo è fallito e il finto poliziotto, insieme al complice-mandate della richiesta estorsiva, è stato arrestato per tentata estorsione in concorso.
È successo sabato sera a Ostellato, dove i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Portomaggiore sono intervenuti nell’abitazione di una signora di 62 anni, imprenditrice del posto nel settore delle energie rinnovabili, che aveva appena dato l’allarme al 112 per una incursione sospetta nella sua casa.
Alla porta vi era un uomo - identificato poi in un 46enne italiano incensurato – che si è qualificato come agente in servizio presso gli uffici della Digos di Milano e ha minacciato l’imprenditrice di ottemperare a un debito di 150mila euro per lavori mal eseguiti.
Una doppia menzogna perché anche il debito, vantato dal complice, un 68enne italiano pregiudicato, è risultato inesistente.
Anche ai militari giunti sul posto il 46enne si è qualificato quale appartenente alla polizia di stato e ha mostrato, a riprova di quanto asserito, una placca metallica evidentemente contraffatta. Tra l’altro l’intestazione del distintivo era sbagliata, recando il logo del ministero della difesa al posto di quello dell’interno.
Le immediate ricerche del complice mandante della richiesta di estorsione hanno consentito di rintracciare il 68enne a bordo di una vettura, in attesa del suo amico, in una via laterale nei pressi dell’abitazione della vittima.
I due sono stati quindi arrestati nella flagranza del reato di tentata estorsione in concorso, e il solo 46enne è stato ulteriormente denunciato in stato di libertà alla competente procura ferrarese anche per i reati di sostituzione di persona, falsa attestazione o dichiarazione e infine per possesso di segni e distintivi contraffatti per aver simulato le qualità di appartenente a una forza di polizia, avendo appunto mostrato un distintivo falso.
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