VOCE
Il caso
07.02.2019 - 12:44
Una brutta storia in ambito familiare. Le presunte violenze sulla nipote, allora 17enne, sarebbero avvenute in spiaggia a Sottomarina. In pieno agosto, con l’arenile affollato e il tratto di mare antistante la costa punteggiato di bagnanti, tra bambini e persone che si godevano il meritato relax. Violenze, queste, per cui è finito a processo un 50enne residente in un comune della Bassa Padovana, che della presunta vittima - padovana pure lei, oggi diventata maggiorenne - è lo zio. Dell’uomo non viene fornita l’identità ad esclusiva tutela della presunta vittima del reato.
Due gli episodi di violenza contestati all’imputato, entrambi ad agosto del 2015, nei quali lo zio avrebbe costretto la giovane nipote a subire atti sessuali, approfittando del fatto che nei paraggi non ci fossero altri parenti che lo avrebbero fermato. Il 24 del mese, stando a quanto contestato all’imputato dal sostituto procuratore Raffaele Incardona, titolare del fascicolo, il 50enne si sarebbe disteso accanto alla nipote che si trovava sul lettino da spiaggia e avrebbe allungato ripetutamente le mani verso di lei, toccandole il seno, le gambe e le parti intime. In quel momento, stando a quanto denunciato dalla giovane, sia la zia che la nonna si erano allontanate e così lo zio aveva avuto la strada libera. Ai toccamenti del familiare, la 17enne aveva cercato di sottrarsi.
Il secondo episodio contestato risale a due giorni dopo, questa volta durante il bagno. Zio e nipote erano andati in acqua assieme e la ragazza si stava rilassando appoggiandosi con le braccia al materassino gonfiabile. Stavolta approfittando del fatto che i loro corpi erano immersi, noncurante delle persone che erano attorno, lo zio - stando al capo d’imputazione - avrebbe preso le mani della nipote e, stringendole i polsi, avrebbe voluto farsi toccare alle parti intime. La ragazza questa volta aveva reagito in maniera più decisa, mettendosi a urlare e quindi facendo desistere lo zio dal proseguire nella sua azione.
Il procedimento penale a carico del 50enne è in corso di celebrazione davanti al tribunale collegiale presieduto dal giudice Enrico Ciampaglia, a latere Claudia Gualtieri ed Alessia Capriuoli. Ieri era fissata un’udienza - il processo è alle battute finali - ma l’assenza di un giudice ha imposto il rinvio alle prossime settimane.
L’imputato ha deciso di affrontare il dibattimento e difendersi in aula, non accedendo a riti alternativi in udienza preliminare che gli avrebbero evitato il processo pubblico in aula. In caso di condanna, poi, con un rito alternativo avrebbe potuto beneficiare dello sconto di un terzo della pena.
La volontà dell’uomo, assieme al suo difensore, è quella di dimostrare la propria totale estraneità alle accuse mosse dalla nipote e confluite nel fascicolo d’inchiesta del pubblico ministero Incardona per violenza sessuale.
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