Cerca

IL CASO A ROVIGO

"Fatta giustizia per Eleonora"

La sentenza di appello regge per una ginecologa, non per l'altra. Ma per la famiglia basta

“C’è penale responsabilità”. Solo per una

La piccola Eleonora riceva il conforto del Pontefice

La sentenza di Appello riconosceva la penale responsabilità, ai soli fini civili, ossia risarcitori, di entrambe le ginecologhe coinvolte nel caso, Cristina Dibello, ancora in servizio all'ospedale di Rovigo, e Dina Paola Cisotto, in pensione. In Cassazione, la sentenza è stata confermata per la prima, annullata per la seconda. Per Cisotto, quindi, sarà necessaria - ai soli fini risarcitori - una nuova valutazione della Corte di Appello, sezione civile.

Questo il verdetto della Corte di Cassazione di Roma, arrivato nella tarda serata di venerdì 29 marzo, in un caso che ha avuto risonanza politica nazionale. La vicenda comincia nel 2008, quando, in ospedale a Rovigo, viene alla luce la piccola Eleonora. Secondo i genitori, Davide e Benedetta, e il loro avvocato Mario Cicchetti, del foro di Rieti, tutti i controlli fatti nel corso della gravidanza avevano dato un verdetto unanime: la bimba era perfettamente normale, in salute.

Qualcosa, però, cambia proprio nel corso del travaglio. La piccola viene alla luce cerebrolesa, invalida al 100%. Secondo la famiglia, perché non sarebbe stato praticato il cesareo in tempo utile. Provocando, quindi, una asfissia della nascitura, con devastanti danni cerebrali. Parte un esposto alla Procura, che dà origine a una indagine per la quale, in prima battuta, la stessa Procura domanda l’archiviazione. Opposta. Si arriva, quindi, al rinvio a giudizio di due ginecologhe, per quanto riguarda l’aspetto penale della vicenda.

In primo grado, il giudice dispone una sentenza di assoluzione, ma scatta l’impugnazione in Appello. Qui, la valutazione dei fatti operata a Venezia è differente. Da un lato, infatti, il giudice non può che prendere atto del fatto che i termini di prescrizione siano stati superati, così che non è possibile irrogare una pena alle due imputate.
Il che, però, non impedisce di riconoscere la loro penale responsabilità, che viene messa nero su bianco nel dispositivo. In questa sede, viene anche disposta una provvisionale, ossia un anticipo sul risarcimento, da 250mila euro in favore della famiglia di Eleonora.

E’ per questo che la richiesta, invece, avanzata ieri del procuratore generale, ossia di colui che rappresenta l’accusa, di domandare l’annullamento della sentenza di Appello,ritenendo che il fatto non sussistesse, è stata una notizia estremamente rilevante. Anche se poi la Suprema Corte ha fatto una valutazione parzialmente diversa.

Sulla vicenda, poi, è aperto anche un contenzioso civile. Molto importante per i genitori di Eleonora, preoccupati, oltre che di assicurarle la migliore assistenza possibile, anche di lasciarle, per quando non ci saranno più, una somma necessaria a fare sì che venga curata e accudita vita natural durante. Il ricorso al giudice civile dell’avvocato Cicchetti domandava, in prima battuta, una somma nell’ordine dei 30 milioni di euro. In primo grado, ne sono stati riconosciuti circa 5. Già versati.

Contestualmente, però, è stato anche proposto Appello, contro questa sentenza. Il procedimento d’Appello è, quindi, attualmente in corso. Con uno scontro tra le parti che vede, tra gli argomenti trattati, la possibile aspettativa di vita di Eleonora. Tema senza dubbio crudo, ma non banale, nel momento in cui, appunto, lo scopo del risarcimento è quello di consentirle di provvedere a ogni necessità, per tutta la durata della sua vita. “Giustizia è stata fatta”, commenta dopo la sentenza il padre di Eleonora, Davide. Dal punto di vista della famiglia, infatti, la sentenza di ieri della Cassazione è il riconoscimento che un errore, 10 anni fa, ci fu.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400