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Alla Sit di via Grandi

Veglia per il lavoro e contro individualismo e frammentazione

Il vescovo Pavanello ha parlato di occupazione

"Nel nostro territorio c'è troppo individualismo, e questo non fa il bene del mondo del lavoro". Lo ha detto il vescovo di Rovigo alla veglia per il lavoro di lunedì sera.

I vescovo di Rovigo, Pierantonio Pavanello ha guidato la veglia per il lavoro nell’area degli stabilimenti Sit in via Grandi. Un appuntamento che ha visto la presenza delle istituzioni, dei vertici di Confindustria e dei sindacati, di molti lavoratori e di alcuni candidati alle prossime elezioni comunali.

Il tema del lavoro - ha detto il vescovo - è centrale per tentare di riavviare un processo di sviluppo. Decisiva la consapevolezza del rapporto tra lavoro e comunità. Questo spiega anche la crisi attuale, specie quella del nostro territorio: l’individualismo non genera lavoro”. E poi “l’urgenza di iniziative che spingano i nostri giovani a rimanere nella loro terra”. Il vescovo ha anche espresso solidarietà “al presidente della provincia, Ivan Dall’Ara, per gli attacchi ricevuti per alcune affermazioni a favore dell’accoglienza dei migranti”.

Nel suo intervento il vescovo ha anche detto che "il lavoro si crea dentro un contesto di relazioni perché non si nutre solo della dimensione economica, ma è anche esperienza sociale. Le idee e le iniziative di un imprenditore, hanno sempre alle spalle ricercatori, progettatori, esperti commerciali, comunicatori. In altri termini si crea lavoro laddove si edificano tessuti sociali vitali: si lavora sempre 'con' e 'per' qualcun altro. Questo spiega anche la crisi attuale, specie quella del nostro territorio: l’individualismo infatti non genera lavoro. L’individualismo è deserto per ogni forma di cooperazione e di impresa. Spegne sul nascere qualsiasi slancio ideale e sociale. Tarpa le ali alla creatività". E ancora: "Ritengo questa riflessione sul rapporto tra lavoro e comunità molto importante anche per la nostra realtà polesana, dove si registra una difficoltà evidente a fare rete e una tendenza accentuata alla frammentazione. Dobbiamo chiederci se non sia questo uno dei fattori che impediscono lo sviluppo sociale ed economico della nostra terra indirizzandola invece verso un declino che rischia di diventare irreversibile".

Pavanello ha concluso citando il messaggio dei vescovi italiani per la Festa del 1° maggio 2019: "La sfida affascinante della vita del Paese (e quella su cui ci giochiamo il futuro del lavoro) può essere vinta solo superando la carestia di speranza, puntando su fiducia, accoglienza ed innovazione e non chiudendosi nella sterilità della paura e nel conflitto. La storia del progresso umano insegna che il benessere economico e sociale non è un’acquisizione data ed acquisita su cui lottare per la spartizione. Il vero tesoro di una comunità e garanzia per il suo futuro è la somma delle fatiche e delle competenze, dell’impegno a contribuire al progresso civile e della capacità di cooperare e fare squadra dei propri cittadini. Se sapremo preservare ed arricchire questo tesoro riusciremo anche a vincere la sfida della dignità del lavoro di oggi e del futuro"

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