VOCE
TRIBUNALE
14.06.2019 - 18:59
L'accusa era quella di avere attestato falsamente che alcune firme, comunque un numero ristretto, era stata apposta alla loro presenza. In qualità di consiglieri, comunali o provinciali, fungevano da pubblici ufficiali, infatti, secondo questa ricostruzione, nella raccolta delle forme a sostegno delle liste per le elezioni politiche del 2013. Non si parla, importante precisarlo, di firme false, ma semplicemente della circostanza che fossero o meno state presentate di fronte al pubblico ufficiale attestante.
Nella serata di venerdì 14 giugno è arrivata la condanna, al minimo della pena e con la sospensione, ossia a otto mesi, per Paolo Avezzù, 64 anni, di Rovigo; Daniele Lucchiari, 45 anni, di Adria; Doriano Moschini, 68 anni, di Taglio di Po; Giovanni Nalin, 65 anni, di Rovigo.
"Il Tribunale di Rovigo - spiega la nota della difesa Avezzù - ha condannato questa sera Paolo Avezzù ed i coimputati al minimo previsto per legge e con la concessione delle attenuanti generiche a pena, peraltro sospesa, per una irregolarità nella raccolta delle sottoscrizioni. A Paolo Avezzù viene contestato di non essere stato personalmente presente nel momento in cui cinque (tra alcune decine di altri, su cui non si dubita in alcun modo e peraltro tutti a lui legati da un rapporto di conoscenza se non di amicizia) firmatari sottoscrivevano la lista".
"Deve essere chiaro che nel corso del processo non si è mai in alcun modo messo in dubbio che le firme dei cinque sostenitori fossero autentiche e apposte personalmente da loro: gli stessi firmatari hanno riconosciuta come propria la sottoscrizione. L'irregolarità, che ha portato alla condanna, è legata esclusivamente alla possibilità che Paolo Avezzù fosse o meno presente nel momento preciso della sottoscrizione. Va quindi sgomberato ogni dubbio: non si parla affatto di firme false".
"La motivazione della sentenza verrà depositata nei prossimi 45 giorni e solo allora conosceremo le ragioni per le quali il Tribunale ha ritenuto di disattendere le prospettazioni difensive e di accogliere le richieste del Pubblico Ministero. Sono tuttavia emerse, a parere della difesa, decisive criticità nel complesso dei dati raccolti dall'accusa che, allo stato, inducono a prevedere come assai probabile l'impugnazione della sentenza, fatta salva naturalmente la lettura delle motivazioni".
A difendere gli altri imputati, gli avvocati Luca Azzano Cantarutti, Carlo Barotti ed Enrico Cappato, che contano, in Appello, di arrivare a una sentenza di segno diverso.
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