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DIRITTI ESCLUSIVI DI PESCA

1500 famiglie in bilico. Il Consorzio parte all'attacco

Chiesta formalmente alla Provincia l'estensione della concessione. Ma Palazzo Celio prende tempo

Giuramento Avvocati Tribunale Giampietro Berti

Gianpietro Berti, avvocato del Consorzio

Ora basta: è tempo che la Provincia decida, su un settore chiave dell'economia polesana come la pesca di molluschi in acque interne. Queste le premesse della nuova iniziativa dei pescatori, che stanno cercando di mettere Palazzo Celio con le spalle al muro.

Questo tipo di pesca ha dato vita alla prima azienda del Polesine, rappresentata dal Consorzio cooperative pescatori del Polesine, che raccoglie tutte le realtà operanti in questo settore. Dà lavoro a circa 1500 famiglie, senza contare l'indotto. Una materia unica, a livello nazionale, normata da decenni con la concessione dei "diritti esclusivi di pesca", che vede, di anno in anno, la Provincia confermare la concessione in capo al Consorzio. Un automatismo che, ora, pare però essersi inceppato, con conseguenze che potrebbero essere devastanti.

A bloccare la solita trafila, tra l'altro proprio nel momento in cui appariva possibile estendere la durata temporale della concessione, portandola a tre anni, in modo da consentire ai pescatori di programmare e investire a lungo termine, una novità inattesa. A monte di tutto, una diffida, da parte di una agenzia immobiliare del Ferrarese, a procedere col solito meccanismo, piuttosto che con una procedura aperta anche a soggetti esterni. Tanto è bastato a scatenare il panico a Palazzo Celio, con tanto di consiglio provinciale cominciato con oltre un'ora di ritardo, mentre decine di pescatori ne attendevano l'inizio, con i politici asserragliati in ufficio a discutere della questione. Già in quella circostanza, quando finalmente il consiglio provinciale era iniziato, la preoccupazione principale dei componenti - fatta eccezione per la battagliera Valeria Mantovan e pochi altri, tra i quali ovviamente il sindaco di Porto Tolle Roberto Pizzoli - era apparsa quella di non finire indagati per abuso d'ufficio o per altri reati, alla luce della diffida.

A individuare una soluzione, era stata la Prefettura, rappresentata dal prefetto Maddalena De Luca. Interessando l'avvocatura di Stato, che aveva rilasciato un parere piuttosto chiaro: alla luce della nuova finanziaria, varata a gennaio, le concessioni sarebbero confermabili per 15 anni, così come avviene per le concessioni demaniali. Tutto risolto? Proprio no. La Provincia, infatti, non è sicura della assimilabilità delle concessioni demaniali a quelle dei diritti esclusivi di pesca. E prende tempo.

A questo punto, il Consorzio, col proprio avvocato Gianpietro Berti, ha deciso di passare all'offensiva: con una richiesta formale alla Provincia di Rovigo di riconoscere la estensione per analogia delle concessioni demaniali a quelle dei diritti esclusivi di pesca. Una maniera per fare in modo che Palazzo Celio, finalmente, si pronunci. Se riconosce l'analogia, deve procedere a trasmettere i diritti esclusivi al Consorzio. Se la nega, il diniego sarà impugnato al Tar. I pescatori, insomma, vogliono che una volta per tutti la Provincia si schieri.

Palazzo Celio, da parte sua, appare però titubante. Tanto da avere richiesto, per cautelarsi, un ulteriore parere, dopo quello della avvocatura di Stato, alla avvocatura della Regione. Di certo, colpisce scoprire all'improvviso come vi siano tanti dubbi da parte della Provincia sulla gestione e sulle normative da applicare a una questione che, per lunghi anni, è sempre stata sua competenza.

La questione è stata affrontata anche nel corso del consiglio provinciale del pomeriggio di mercoledì 10 luglio. Il presidente della Provincia si è limitato a spiegare come Palazzo Celio abbia ricevuto la richiesta di parere e si sia preso un po' di tempo per valutare il da farsi.

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