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IL CASO

Richiamati al lavoro via Whatsapp. "Non esiste"

Il sindacato Fp Cisl contro il fenomeno che sta prendendo piede nelle azienda sanitarie polesana e padovana

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"Non ne possono più i lavoratori della Sanità Pubblica dei social media, l’abuso dei sms e whatsapp per disposizioni di servizio comunicate al personale a tutte le ore del giorno, serali e festive comprese, via Sms, WhatsApp, mail private o istituzionali riguardanti riunioni di reparto, modifiche dell’orario o altre disposizioni sta entrando con violenza nella vita personale dei professionisti sanitari, pregiudicando i principi base della conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare". E' un attacco frontale a una modalità di gestire i lavoratori del comparto sanitario, quello lanciato da Fp Cisl di Padova e Rovigo.

"Sempre reperibili e per giunta non pagati - prosegue la denuncia - e allora tutti a controllare il cellulare, per capire se il responsabile ti ha cercato per rientrare dai riposi per coprire turni scoperti, se ti ha concesso le ferie, se ti ha cambiato il turno o se ha convocato una riunione. Rischia di diventare una dipendenza psicologica, e allora tutti a scorrere la cronologia per non rischiare di perdere qualche informazione e magari essere sottoposto a qualche procedimento disciplinare o a responsabilità professionale".

"E attenzione se qualche volta spazientiti ci si lascia andare a commenti, frasi o vocali poco rispettosi, perché potrebbero essere usati contro di te; per non parlare delle foto postate per documentare situazioni che possono compromettere il buon nome dell’azienda, magari scattate in un momento di rabbia o di incontri registrati all’insaputa dei partecipanti. Tutte occasioni di rischio in cui è facile inciampare".

Per questo la Cisl ha preso carta e penna e ha raccomandato alle amministrazioni attraverso tutti i direttori e i coordinatori a utilizzare per le comunicazioni e gli “ordini di servizio” gli strumenti e gli ambiti istituzionali e ha chiesto di mettere nero su bianco in un regolamento per definire le modalità e tempistiche di utilizzo e comunicazione dei moderni strumenti di comunicazione.

"Abbiamo ricevuto parecchie segnalazioni da parte dei lavoratori di casi in cui sono stati richiamati in servizio con un semplice messaggio WhatsApp, senza avere una risposta di conferma e considerando la doppia spunta verde sulla chat come convalida – dichiara Fabio Turato, responsabile della Sanità pubblica per la Cisl Fp di Padova e Rovigo – Quindi il fatto di aver inavvertitamente aperto il messaggio equivale all’aver ricevuto un ordine di servizio? Sarà mica un modo, questo, per avere personale reperibile a portata di messaggio e soprattutto a titolo gratuito? I lavoratori non sono perciò più liberi di avere, vivere e magari di pianificare la propria vita privata? Il professionista può e deve scegliere se lasciare a disposizione dell’amministrazione o del caposala il proprio numero di cellulare, e quale utilizzo venga fatto dello stesso
per non essere reperibile a vita”.

“E’ fondamentale per questo – continua Alessandro Piovan, dirigente Cisl Fp – definire delle regole condivise per evitare spiacevoli contenziosi e dare certezza a prescrizioni che incidono direttamente sulla  salute dei pazienti e sulla sicurezza dei lavoratori. Pensiamo a tutta la grande questione dei dati sensibili che per facilità e rapidità ( spesso per superficialità) vengono condivisi sulle chat di whatsapp e messi in rete senza più nessun controllo".

"Non si vuole con questo negare l’utilità di questi strumenti (WhatsApp in primis) e l’evoluzione dei mezzi di comunicazione e di limitarne l’utilizzo - aggiunge Flavio Frasson, segretario Aziendale dell'Ulss Euganea - ciononostante se non adeguatamente regolamentati possono dare origine a spiacevoli conseguenze, considerato inoltre che i dispositivi sono di proprietà del lavoratore che non è obbligato a metterlo a disposizione per questioni di lavoro".

"Bisogna approfondire il fenomeno - continua Achille Pagliaro, segretario dell'Azienda ospedaliera di Padova - e bloccare l'utilizzo improprio dei social da parte delle amministrazioni. L'abuso costante di questi nuovi mezzi di comunicazione, associati al timore dei singoli lavoratori di ignorare queste chiamate, porta ulteriori stress per i turni extra assegnati con modalità assolutamente coercitive che danno la sensazione di non aver alcuna libertà individuale, anche al di fuori della vita lavorativa".

"Bisogna assolutamente fermare questo loop pericoloso - dichiara Carlo Cogo, responsabile dell'Ulss 5 Polesana - che coinvolge i lavoratori e che nel tempo potrebbe avere conseguenze sul loro stato di salute psico-fisico, pertanto la Cisl è pronta a mettere in atto tutte le iniziative a tutela dei lavoratori, anche legali, affinché si ritorni ad un corretto utilizzo dei mezzi istituzionali preposti a questo tipo di servizio".

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