VOCE
IL CASO
26.09.2019 - 13:47
Paolo AVezzù, ex sindaco ed ex presidente del consiglio comunale di Rovigo
"A titolo esclusivamente personale, ritengo che, con la decisione di non punire alcune situazioni di assistenza al suicidio, la Corte Costituzionale ceda ad una visione utilitaristica della vita, ribaltando la lettura dell’articolo della nostra Carta che mette al centro la persona umana e non la sua mera volontà". L'ex sindaco ed ex presidente del consiglio comunale di Rovigo Paolo Avezzù prende decisamente posizione contro la sentenza della Corte Costituzionale che, secondo varie interpretazioni, ha aperto uno spiraglio sulla non punibilità del suicidio assistito, in determinate circostanze.
"Da oggi -prosegue Avezzù - non sarà più un dovere sociale impedire sempre e comunque l’uccisione di un essere umano. E’ una sconfitta della ragione, perché una sentenza non può togliere di mezzo il dramma della vita e della sua fine, la tensione ad eliminare la sofferenza, ma non ad eliminare chi soffre, materialmente e psicologicamente. E’ anche una sconfitta della politica, perché la Corte Costituzione oltre un anno fa aveva dato 12 mesi al Parlamento italiano perché legiferasse sulla materia, cosa che non ha fatto. E c’è una particolare responsabilità della Lega e di Salvini, mi spiace dirlo, che oggi grida allo scandalo in difesa della vita, quando in questi 12 mesi è stato al Governo e, forse e dico forse, per ragion di Stato, cioè per non disturbare l’alleato 5 Stelle, si è ben guardato dal portare avanti una legge sulla materia".
"Per difendere i valori etici, cari al mondo cattolico, non basta farsi vedere con il rosario in mano ed invocare la benedizione della Madonna, bisogna fare i fatti. Come mi ha scritto un amico, essere cristiano e vivere da cristiano sono due cose diverse. Anche quanto successo ce lo insegna".
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