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IL CASO

Antibiotici ai bimbi. Genitori in rivolta. I medici: "Fidarsi di noi, non di Wikipedia"

Ma il presidente dei medici interviene con chiarezza: “Fidatevi degli esperti. Cercare risposte on line è sbagliato”

Antibiotici ai bimbi. Genitori in rivolta. I medici: "Fidarsi di noi, non di Wikipedia"

Il presidente dei medici: “Fidatevi degli esperti. Cercare risposte on line è sbagliato”

Le mamme hanno fatto correre la protesta sui social. Chat infuocate per sollevare dubbi sulla terapia decisa dal medico per contrastare il rischio di diffusione della tubercolosi. Succede anche questo quando la fiducia in istituzioni e autorità sanitarie è sempre più in caduta verticale. Quando ci si traveste da esperti di medicina o scienziati per una prognosi, o una terapia fai da sé. Come se andare a cercare su Wikipedia quella tal malattia fosse come andare in un ambulatorio medico.

Nei giorni scorsi il caso di tubercolosi che ha colpito un bimbo di una scuola materna di Rovigo ha spinto le autorità sanitarie a sottoporre a profilassi tutti i bambini che erano venuti a contatto col ragazzino. E fra le misure decise dai medici c’era anche la somministrazione di un antibiotico, per fugare ogni pericolo di possibile contagio. Apriti cielo, perché fra alcuni genitori è scoppiata una sorta di rivolta social con messaggio di questo tipo: “Come si può sottoporre una terapia del genere ad un bambino probabilmente sano? Io penso che ci si debba soffermare sulla preoccupazione di un genitore che deve tra l'altro assumersi la responsabilità di somministrazione del farmaco”, e ancora: “Sono rimasta basita. Mi hanno dato le compresse e ho accettato ma adesso sto facendo mente locale”. E altri messaggi di questo tenore.

Insomma, l’abitudine di andare on line e cercare di tutto e di più, comprese terapie e indicazioni sanitarie, è sempre più comune. “Purtroppo - ammette Francesco Noce, presidente dell’ordine dei medici - questa abitudine deriva da una serie di fattori. Prima di tutto una diffidenza verso le istituzioni e le autorità. Compresi i medici. Non ci si fida di loro come una volta. Spesso ci sono fake news che girano sui social e si alimentano acquistando una falsa credibilità”.

E poi i rischi della rete: “Oltre alle fake news, online si trova di tutto. E ognuno crede di potere andare su questo o quel sito web e di essere in grado di costruirsi terapia e diagnosi. Invece non basta leggere, ad esempio, che un farmaco potrebbe portare alcuni effetti collaterali. E’ ovvio che ci sono in ogni medicina. Ma è solo un professionista, un medico, che può valutare se il rischio dell’effetto collaterale sia minore rispetto al rischio della malattia che si intende curare”. Noce fa anche un esempio: “Quando andiamo in un paese a rischio malaria prendiamo pure il farmaco che ci protegge dal contagio, e di controindicazioni ne ha tante, ma il bilancio del rischio-beneficio ci suggerisce di assumerlo”.

E quindi si arriva al caso rodigino delle madri in rivolta per l’antibiotico antitubercolosi. “La tbc - ammonisce Noce - è una malattia seria e pericolosa, non si scherza. Se il medico ha prescritto l’antibiotico significa che la profilassi da seguire è quella. Certo ci sono possibili effetti collaterali, ma sono sicuramente di impatto molto minore rispetto al pericolo di contrarre la tubercolosi. In questo caso, poi, siamo nel campo della salute pubblica, dove il rischio di contagio e diffusione va tenuto sotto strettissimo monitoraggio. La profilassi è quindi necessaria. Alle famiglie dei bambini posso solo dire di fidarsi dei medici”.

Tornando al fai da te online, Noce regala un consiglio: “Invece di navigare a caso, scrivendo su google il nome del farmaco della malattia, meglio andare sul sito web ‘Dottore ma è vero?’ dove per ogni domanda o dubbio ci sono medici e professionisti che rispondono”.

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Commenti all'articolo

  • ROBALT10

    08 Febbraio 2020 - 16:35

    L'ignoranza non ha limiti. In questi casi prima curare i genitori

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