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Città deserta, che pulsa in attesa

Solo la luce dei lampioni in un’atmosfera irreale, ma chi è a casa progetta la rinascita

Città deserta, che pulsa in attesa

Solo la luce dei lampioni in un’atmosfera irreale, ma chi è a casa progetta la rinascita

Uno sguardo all’orologio pensando che siano le due di notte. E invece le lancette segnalano che sono da poco passate le 21. Eppure il centro di Rovigo è deserto, quasi spettrale. Nella prima sera del “coprifuoco” anticoronavirus risplendono solo i lampioni di piazza Vittorio Emanuele, tutto il resto è spento, chiuso.

Aggirarsi per il centro della città è come ritrovarsi in un disaster movie, dove lo scenario postatomico è dominato da silenzio e solitudine. Alle 21 di martedì 10 marzo i bar sono già chiusi da tre ore, alcuni non hanno nemmeno aperto, preferendo evitare disagi e possibilità di contagio. Locali chiusi, sedie sopra i tavolini, luci spente. Portici deserti. Come in un grande sonno.

In giro poche sparute presenze, imbattersi in loro è come tornare ad assaporare la vita, le loro voci sommesse, quasi timorose di essere all’aperto, rimbombano in un silenzio irreale. E così si riscopre l’importanza della vita di comunità. Quanto è bello e appagante ritrovarsi con gli amici davanti ad un aperitivo, una birra, un caffè, parlarsi e guardarsi negli occhi. Quanto sia fondamentale l’attività di bar, ristoranti e negozi, punti di ritrovo e di socializzazione.

Il giorno dopo altri bar e negozi hanno deciso di non aprire. La città così è vuota e silente anche di giorno, come se si preparasse alla ipotizzata chiusura totale. Negli occhi di tanti polesani c’è sgomento, angoscia.

Ma torneranno tempi migliori, ed anche per questo la città e il Polesine sono vivi. L’anima di Rovigo palpita nelle persone che, responsabilmente hanno deciso di stare a casa per sconfiggere il contagio. Pulsa nella mente di commercianti ed esercenti che già programmano la ripresa. Di chi continua a lavorare per prestare servizio, come gli eroi degli ospedali catapultati in un’emergenza senza precedenti. Vola nell’impegno di docenti e studenti, che sperimentano nuove forme di insegnamento a distanza, con aule virtuali e didattica on line.

Perché come ha più volte detto il prefetto di Rovigo, Maddalena De Luca, sempre in prima linea per fronteggiare l’emergenza, “Ha da passà ‘a nuttata”, e quel giorno il sole sarà ancora più splendente.

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