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Il processo

Tanko, sette venetisti condannati

Oltre 26 anni di carcere e 102mila euro di multa per la fabbricazione e detenzione del cannoncino del "tanko"

Tanko, sette venetisti condannati

Condanne per 26 anni e 10 mesi, e 102mila euro di multa, a parte del gruppo di secessionisti veneti e lombardi accusati di aver costruito il famigerato “tanko”. Il presidente del collegio dei giudici, Angelo Risi, ha letto ieri pomeriggio la sentenza davanti ai 15 imputati, sette dei quali condannati e otto assolti.

Flavio Conti, Tiziano Lanza e Luigi Massimo Faccia (4 anni e 6 mesi e 20mila euro di multa ciascuno), Marco Ferro, unico Polesano (3 anni e 6 mesi e 12mila euro di multa) sono stati condannati per la fabbricazione e detenzione dell’allestimento artigianale del “tanko”, ovvero il cannoncino. Alexandru Budu (3 anni e 8mila euro di multa), Stefano Ferrari (2 anni e 8 mesi e 7mila euro di multa) e Michele Cattaneo (4 anni e 15mila euro di multa) per la sola fabbricazione e riqualificazione del cannoncino.

Assolti gli altri otto da tutti i reati per i quali erano imputati per non aver commesso il fatto. Inoltre assolti Cattaneo, Ferrari e Budu dal reato di detenzione dei cannoni, giudicati armi comuni e non da guerra per non aver commesso il fatto. E tutti per la costruzione e detenzione del “tanko” perché il fatto non sussiste. Inoltre Contin, Lanza, Faccia, Ferro, Cattaneo e Budu sono stati interdetti dai pubblici uffici per 5 anni.

Era l’unico filone superstite di una maxi inchiesta che, in origine, riteneva di avere gettato luce su un gruppo di secessionisti veneti, con alcuni lombardi, disposti addirittura all’eversione e alla lotta armata, per vedere raggiunta l’indipendenza del Veneto e della Lombardia Orientale. Rimaneva solo il caso del “tanko”, ossia la ruspa blindata e dotata, secondo l’accusa, di un cannoncino artigianale, sequestrata dalla polizia giudiziaria in un capannone di Casale Di Scodosia, nell’aprile del 2014. In provincia di Padova, ma sotto la competenza del Tribunale di Rovigo. Da qui il radicamento del processo nel tribunale cittadino.

Il pubblico ministero, Sabrina Duò, aveva domandato la condanna di 13 dei 15 imputati, accusati a vario titolo di avere preso parte alla blindatura della ruspa e della sua dotazione con un cannoncino di fattura artigianale. Due, invece, le richieste di assoluzione. Tre richieste di condanna sono stata formulate a 5 anni, le restanti a 3 anni e 6 mesi. Tra gli imputati di questa seconda fascia, anche Marco Ferro, polesano di Arquà, che avrebbe eseguito alcune saldature sul blindato.

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