VOCE
LA PSICOLOGA
30.12.2020 - 10:59
La psicologa Bononi: “Agli adolescenti abbiamo tolto tutto, scuola, sport e socialità”
Le stiamo vivendo sulla nostra pelle, ognuno a modo nostro, le feste in lockdown, le visite al volo, in piedi e con la mascherina, la fatica di stare a distanza dai propri genitori, nonni, fratelli, nipoti. E la pelle brucia a tutti, in modo diverso, ma a tutti. Per la psicologa forense Barbara Bononi, tuttavia, a pagare di più le conseguenze di questo Natale ristretto sono anziani e adolescenti.
Bononi analizza - a grandi linee - le conseguenze che sia un lockdown così prolungato, che la mancanza di socialità, ha provocato in varie fasce di età.
Sui bambini: “A loro abbiamo chiesto tanto e sono gli unici che hanno introiettato le regole. Li vediamo composti a scuola con la loro mascherina, cosa che non fanno i loro genitori quando vanno in giro. E hanno perso la festa. Quella che ricorderanno per tutta la vita, privati di una situazione di crescita concreta, che non ritroveranno più”.
Gli adolescenti “sono la fascia più esposta” secondo la psicologa: “La loro vita è stata stravolta. Negata tutta la possibilità di socializzazione: la scuola, lo sport, la piazza. In cambio stanno imparando che ogni impegno è svincolabile. Andare a scuola in tempo e vestiti dopo la colazione, prendere un bus e imparare il tragitto verso casa. Responsabilità che solo la vita vissuta ti mette davanti”. L’altro rischio, che ogni mamma di un adolescente sta vivendo con sconcerto è l’apatia: “La socialità sta cambiando velocemente, i social network sono la quotidianità per i giovani e i giochi online pure. Ma le restrizioni dovute al Covid hanno annacquato le emozioni dei ragazzi, rischiano di mettere sullo stesso piano quello che succede di bene e di male. Non hanno più l’esperienza diretta, con tutto il suo correlato di emozioni. Per questo dico che questa è la fascia che sta soffrendo di più insieme agli anziani”.
Gli adulti e le preoccupazioni sul futuro: “Qualcuno starà investendo sui lati positivi del Natale da soli, puntando sui figli, per tamponare. Ci sono tutte le preoccupazioni legate al futuro, al lavoro, da considerare, come in ogni crisi”.
Gli anziani psicologicamente più deboli: “Chi è avanti con l’età ha sofferto moltissimo queste restrizioni. A Natale c’è sempre stato l’incontro familiare. Non sanno se potranno esserci l’anno prossimo e gli anni a venire. Stanno perdendo momenti preziosi per stare con i figli i nipoti. In più vivono più in prima linea la paura del contagio del contatto fisico, che crea ansia e stress. Oltre al fatto che non devono far pesare la loro sofferenza, il che crea un senso di colpa rispetto ai bisogni all’invadenza. Devono fare buon viso a cattivo gioco, già tutto l’anno. A Natale diventa più pesante”.
Un dono che nonni e nipoti hanno perso, durante tutto il 2020, Natale compreso, è stata la possibilità di stare insieme e di crescere insieme. “Abbiamo perso tutti questa arma preziosa che è la complicità tra nonno e bambino, adolescente o giovane che sia, un legame unico, che solo diventando nonni si può capire. La protezione che vive il bambino con il nonno lo rende sereno e felice. Il bimbo non vede l’ora di andare dai nonni. Il nonno d’altro canto, impara tantissimo con i nipoti. E’ aggiornato sui personaggi televisivi, sulle nuove didattiche, si sente utile e attivo. Si tiene al passo. E’ una forma di apprendimento implicito bilaterale. Anche gli adolescenti che chiedono il regalo tecnologico, ‘costringono’ gli anziani a tenersi informati”.
Quello che notano gli “addetti ai lavori”, in questo periodo è uno stato di ansia generalizzata. “All’ansia sono spesso associati gli stati depressivi, i sentimenti di frustrazione e il fatto di non riuscire a dirottarli all’esterno è un problema. Gli effetti li vedremo nel medio e lungo periodo”. Chi ha perso il lavoro, chi è in cassa integrazione o in bilico, “vive situazioni di ansia e depressione che senza le misure di sostegno sociale esploderanno. Saranno una bomba”. E con queste tensioni lavorative, dentro le mura di casa, osserva la psicologa forense, esplode anche la violenza domestica: “Le difficoltà economiche acuiscono le tensioni familiari dove c’è il germe della violenza, della denigrazione, la difficoltà economica è una miccia esplosiva che aspetta di deflagrare, indipendentemente, purtroppo, dalla posizione sociale e dalla classe sociale. Spesso a farne le conseguenze sono i bambini all’interno del nucleo familiare, volente o nolente chiuso”.
Non c’è una ricetta magica per superare il disagio psicologico (e sociale) legato alla solitudine e alla distanza. Ma qualche indicazione Bononi la dà: “Intanto rivolgersi sempre a un esperto se si sta male. Non sottovalutare il gruppo di riferimento sociale. L’amico o l’amica, mantenere i rituali che mantengono una parvenza di normalità. Uscire a prendere il pane, due parole con il panettiere o il salumiere. Diventa importante passare dal pigiama al vestito. Fare due parole con il vicino di casa”. Ma ci sono relazioni e situazioni che il virus ha cambiato definitivamente: “C’è stata un’accelerata sulle nuove tecnologie. Siamo destinati al lavoro da casa, o a un mix di lavoro in azienda e a casa. Così sarà per la didattica a distanza”. Qualcosa, insomma, è cambiato. Ma la stretta di mano, l’abbraccio i baci, è solo una questione di tempo. Torneranno.
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