I mostri del Polesine
ESTRAZIONI & TERRITORIO
16.12.2021 - 09:50
La posizione non cambia e resta quello di netta e assoluta contrarietà. Dopo la notizia trapelata circa l’intenzione del governo di aumentare l’estrazione di gas in Italia per ridurre il caro-bolletta energetico, la consigliera regionale Laura Cestari (Liga Veneta per Salvini Premier) torna a mettere in guardia sul rischio di nuove trivellazioni in Alto Adriatico.
“Per il momento - spiega - più che un annuncio ufficiale, quello dell’esecutivo è soltanto un’intenzione, un orientamento, ma la voce circola ormai con una certa insistenza da qualche tempo, confermata peraltro da autorevoli fonti di stampa. Va precisato che non si è mai fatto riferimento a ‘nuove’ trivellazioni, ma la cosa non ci fa dormire comunque sonni tranquilli: non vorrei che in futuro, nel tentativo di ridurre la quota di combustibile che acquistiamo dall’estero, si finisse per cedere alla tentazione”.
Troppo grande per Venezia e la sua laguna, ma anche per lo stesso Delta del Po, il rischio che la subsidenza, uno degli effetti collaterali delle estrazioni, avrebbe: “Non dimentichiamo che davanti alle nostre coste, solo poche miglia al largo, c’è un sito (Teodorico, all’altezza di Ravenna, ndr) già individuato per procedere alla trivellazione. Ricordo che la battaglia contro le estrazioni, in questo territorio, è riuscita a metter d’accordo tutti, destra e sinistra, perché non può esserci logica di bandiera quando il rischio è quello di abbassamento del suolo in una zona con ampie posizioni costiere già sotto il livello del mare, tenute asciutte solo grazie alle pompe idrovore dei consorzi di bonifica”.
A preoccupare la consigliera regionale, da sempre in prima linea in una lotta che solo pochi mesi fa aveva visto scendere in campo addirittura l’ex soprano Katia Ricciarelli, è il fatto che “il nostro Paese è del tutto dipendente dall’estero e l’aumento del costo del gas non significa solo rincaro della bolletta per le famiglie ma problemi anche per il sistema-Paese, per le evidenti ripercussioni sulle aziende. Le sollecitazioni dell’industria energivora - incalza - fanno temere che in futuro il governo potrebbe anche rivedere l’attuale linea che, come ripeto, non riguarda al momento nuovi siti ma solo il potenziamento delle estrazioni in quello già attivi: un tipo di scenario potenziale che qui non potremmo proprio permetterci”.
I numero d’altro canto sono del tutto impietosi: i giacimenti italiani a inizio secolo garantivano 20 miliardi di metri cubi annui, scesi a 4 lo scorso anno con aumento contestuale, inevitabile ed esponenziale delle impostazioni da Russia, Algeria, Norvegia, Olanda, Libia, Qatar e Azerbaigian, per un fabbisogno complessivo che oggi tocca oggi i 70 miliardi di metri cubi.
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