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POLESELLA
25.03.2022 - 13:46
Il pubblico ministero Francesco D'Abrosca, nella mattinata, aveva domandato una condanna a 21 anni di reclusione. E tanti ne sono arrivati, con la sentenza della Corte d'Assise di Rovigo, presieduta da Angelo Risi. Come pene accessorie, sono arrivate la interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e quella legale per la durata della pena. Inoltre, l'obbligo di risarcire ai due parenti - sorella e cognato - della vittima costituiti parte civile rispettivamente 260mila e 140mila euro circa.
La difesa, invece, aveva cercato di sfruttare gli spiragli lasciati aperti dalla perizia psichiatrica operata sull'imputata. Un accertamento che, pur non avendo concluso per la incapacità di intendere e di volere, aveva comunque lasciato "la porta aperta" per quanto riguarda l'esistenza di possibili disturbi che, ha spiegato il difensore nella propria arringa, sono importanti e da tenere in considerazione al momento di formulare la sentenza.
Al centro del processo, la tragedia verificatasi lo scorso 26 gennaio 2021 nell’abitazione di via Mayer di Polesella, dove risiedevano Costantino Biscotto, 55 anni, e Rosangela Dal Santo, 57 anni. La donna, quella mattina, avrebbe, secondo le contestazioni, colpito con un coltello il convivente, provocandone la morte.
Circa 12 ore dopo, verso le 20, avrebbe cercato di togliersi la vita per asfissia, nel garage dell’abitazione, collegando un tubo in gomma alla marmitta dell’auto, in funzione, e sigillando l’abitacolo nel quale si trovava. Venne salvata dall’intervento dei vicini prima e dei vigili del fuoco poi. Il successivo sopralluogo, operato dai carabinieri, consentì di trovare il corpo del convivente, senza vita. Si procedeva per omicidio volontario.
Secondo la ricostruzione dell'accusa, a provocare questo tragico esito sarebbe stata la gelosia della donna, convinta che l'uomo, che era riuscito a trovare lavoro come rappresentante e pensava di investire anche in una attività di ristorazione, potesse avere in realtà una relazione con la sua futura socia.
Ora, una volta lette le motivazioni, che saranno depositate entro 90 giorni, la difesa avrà facoltà di proporre ricorso in appello, un passo che appare estremamente verosimile.
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