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Regione Veneto

Fotovoltaico sì, proteggendo l'agricoltura

Approvata la nuova norma

Fotovoltaico sì, proteggendo l'agricoltura

Il consigliere regionale Laura Cestari

Fotovoltaico sì: ma tutelando il territorio. Il consiglio regionale ha approvato l’atteso - e discusso - progetto di legge per gli impianti fotovoltaici a terra, con l’obiettivo di tutelare il territorio mantenendo gli obiettivi di produzione sia agricola che energetica.

A differenza della normativa esistente, il nuovo progetto di legge lascia molto più spazio di manovra al territorio, fornendo nel contempo impianti legislativi che, a differenza dei precedenti, siano difficilmente impugnabili. A darne notizia è lo stesso presidente Zaia. “Ringrazio il Consiglio regionale, e in particolare la mia squadra e la maggioranza, per aver approvato una legge che vuole portare sì il Veneto a produrre più energia rinnovabile con gli impianti fotovoltaici, ma rispettando il paesaggio e i nostri preziosi terreni agricoli”, ha spiegato Zaia. “E’ stata approvata una norma di buonsenso – ha concluso - per dare delle regole equilibrate ad uno sviluppo che rischiava di creare evidenti problemi al territorio”.

“Abbiamo lavorato mesi su questo testo, coscienti di quanto sia importante uno sviluppo sempre più sostenibile, ma senza intaccare le campagne, i paesaggi e le opere architettoniche – è il commento del consigliere regionale Laura Cestari - Ben vengano gli impianti fotovoltaici, ma siano installati in aree dove non si perde il valore del territorio. Con questa norma il Veneto fa un deciso passo avanti verso un futuro sempre più ‘green’, proteggendo al contempo le sue eccellenze e la sua storia. Ringrazio Roberto Bet , primo firmatario del testo, i colleghi della Seconda Commissione con la Presidente Silvia Rizzotto e l'assessore Regionale Cristiano Corazzari. Il grande risultato di oggi è frutto di un importante lavoro di squadra”.

La proposta normativa individua aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti fotovoltaici con moduli ubicati a terra. I criteri di non idoneità sono stati previsti in base ai beni costituzionalmente tutelati: patrimonio storico e architettonico, ambiente e aree agricole che meritano tutela. Queste ultime vengono individuate nelle zone in cui si praticano produzioni tipiche, nei paesaggi rurali di interesse storico, nei sistemi agricoli tradizionali e nelle zone agricole di pregio.

Vengono inoltre stabiliti indici di idoneità per individuare le aree più consone all’installazione degli impianti, dando prevalenza a quelle già compromesse, destinate a cave e discariche. “Abbiamo dovuto affrontare un lavoro molto difficile, in quanto siamo partiti da zero sotto l’aspetto normativo, mancando qualsiasi riferimento di leggi regionali in materia – ha sottolineato, prima della votazione, il relatore Bet - Abbiamo dunque messo insieme un ‘modello tutto Veneto’. L’identità del nostro territorio rimane intonsa, ma al contempo consentiamo la produzione di energia da fonti rinnovabili. Non è una legge ideologica, non favorisce e non limita a priori il fotovoltaico. Il testo disciplina in modo organico il fotovoltaico a terra ponendosi come punto di riferimento a livello nazionale”.

Dal canto suo Coldiretti insiste sul principio di tutela del suolo agricolo. “Si tratta di un principio importante che non preclude di perseguire l’obiettivo del Veneto della transizione energetica”, sottolinea il direttore Marina Montedoro. “La norma - prosegue - non limita la libertà di iniziativa economica degli imprenditori ma crea un tessuto di indicatori di inidoneità delle aree, cioè stabilisce quali sono i criteri in presenza dei quali la domanda di autorizzazione all’impianto fotovoltaico viene rigettata”. Il parere sulla non idoneità dell’area spetterà dunque alla Regione che, caso per caso, all’esito di un’istruttoria, considererà tutti gli interessi coinvolti. Tra i vari indicatori di inidoneità dell’aera ad ospitare l’impianto sono state inserite anche le “zone agricole di pregio”, queste ultime individuate dalle province sentite le amministrazioni comunali coinvolte. Allo stesso tempo, il testo normativo, al fine di indirizzare la realizzazione degli impianti nelle aree degradate, propone prioritariamente come siti idonei agli impianti da fonti rinnovabili cave dismesse, discariche e aree industriali e commerciali abbandonate. Per queste aree il processo istruttorio sarà fortemente semplificato.

Nelle pieghe della norma, però, c’è anche un’apertura all’agrivoltaico. Nei fondi agricoli tutti gli imprenditori, sia agricoli che energetici, che vogliono realizzare parchi solari superiori ad un Megawatt dovranno farlo solo con la tipologia dell’agrivoltaico. E - per quanto con molte restrizioni - non è una novità di poco conto.

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