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IL CASO

Sospetto tumore, ma l'esame c'è solo 45 giorni dopo

"Costretti ad andare a pagamento"

Sospetto tumore, ma l'esame c'è solo 45 giorni dopo

Le era stato diagnosticato un sospetto tumore. Peccato che, per avere la certezza, fosse necessaria una tac, prontamente prescritta, ma non eseguibile, in regime di sanità privata, solo 45 giorni dopo. Un termine che una donna di 63 anni e la famiglia non si sono sentiti di attendere, vista la posta in gioco. Comprensibile. L'unica alternativa, allora, è stato eseguire quell'esame a pagamento, sempre nel medesimo ospedale, ma in regime non di sanità pubblica. Una storia che fa riflettere profondamente, quella che arriva da Treviso.

A provocare il problema, a quanto si apprende, oltre alla lunghezza delle liste d'attesa, la ripresa del contagio che, oltre a provocare problemi di per sé, crea anche grossi problemi negli organici delle aziende sanitarie, provocando rallentamenti e disagi.

L’unità di Radiologia di Montebelluna, l'ospedale al centro della vicenda, a quanto emerge ha meno della metà del personale previsto, ossia 3 medici su 7.  Il che non toglie, ovviamente, che per una persona che sente come la sua vita sia in gioco, non sia pensabile attendere un mese e mezzo per avere un riscontro tanto importante. Chiamando il Cup per prenotare nel pubblico, la signora si era vista fissare l’appuntamento per il prossimo 23 agosto a Castelfranco. Tra un mese e mezzo, appunto. Chiedendo la libera professione in ospedale, invece, ha trovato posto già per il 12 luglio a Montebelluna. Pagando, però, 400 euro.

 

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