Cerca

CRISI DI GOVERNO

"E adesso rischiamo di perdere la Zls"

L'assessore Marcato: “Tutto fatto, si deve chiudere, altrimenti tempi biblici. E il prossimo governo farà l’autonomia”

"E adesso rischiamo di perdere la Zls"

L'assessore regionale Roberto Marcato

“Tutto fatto: si deve chiudere, altrimenti tempi biblici. E il prossimo governo farà l’autonomia”

Missione Zls. Roberto Marcato non molla: del resto, non è nel suo carattere. E, nonostante l’agosto ormai imminente, le Camere sciolte e il governo “balneare” - senza dimenticarsi la campagna elettorale in rampa di lancio - l’assessore regionale allo sviluppo economico assicura che darà battaglia perché la zona logistica semplificata per il Polesine venga sottoscritta. “Sì, lo può fare il governo in carica, se c’è la volontà. Sarebbe un bel segnale di responsabilità anche da parte dei ministri”.

Marcato, scusi, ma le sembra che la Zls possa rientrare nell’alveo del “disbrigo degli affari correnti”?

“Guardi che per la Zls è già tutto fatto, manca soltanto la firma di Draghi. Avrebbe già potuto firmare il decreto, spero possa farlo ora. Farò una verifica, ci starò sotto”.

Altrimenti?

“Altrimenti rischiamo veramente grosso. Anche perché per quanto si possa far presto, andare al voto e formare un governo in tempi rapidi, anche con un governo intenzionato a lavorare seriamente e da subito per il bene dell’Italia, si rischia un allungamento mostruoso dei tempi”.

Perché?

“Ma li ha presenti i tempi della nostra burocrazia? Sono elefantiaci. Bisogna aspettare le nuove Camere, la formazione del governo, la nomina di un ministro che magari vuole rivedere il dossier, consultare i tecnici… Roma ha una capacità infinita di rallentare qualunque processo decisionale. Cose impensabili in qualunque altra capitale del mondo”.

Neanche se il governo sarà di centrodestra?

“Io ho fiducia soltanto quando vedo le carte firmate”.

Cambiamo argomento: lo stesso discorso vale per l’autonomia?

“Quello è il dossier dei dossier, la madre di tutte le battaglie. Spero che il prossimo governo, di centrodestra, la realizzi, come del resto hanno messo nero su bianco i segretari di tutti e tre i partiti della coalizione: Matteo Salvini per la Lega, Silvio Berlusconi per Forza Italia e Giorgia Meloni per Fdi. Un passaggio formale che ho preteso io stesso quando è stata fatta l’alleanza per la Regione Veneto e che prevede che l’autonomia venga approvata, qualora ci sia un governo di centrodestra, così come l’abbiamo proposta, senza aprire nuove discussioni. E’ messo per iscritto, e per me la parola data è sacra. Non vedo l’ora avvenga, e sarà anche l’occasione per smentire una volta per tutte le dicerie su Fdi come partito romanocentrico”.

E se di questo patto divenisse garante proprio lo stesso Luca Zaia, magari nelle vesti di ministro?

“Voglio essere franco e schietto: per l’amore che ho per i veneti e per il bene che voglio al presidente, gli auguro di restare a guidare il Veneto. Dopodiché, se il futuro governo riterrà che Zaia possa essere una risorsa, bene; ma io preferirei restasse qua, perché Roma xe na roba… che da Craxi in qua ha divorato tutti i leader possibili”.

Mettiamo un punto fermo: Luca Zaia non si candiderà.

“Sto alle sue parole, e lui ha sempre detto che resterà in Veneto, ma non sono nella sua testa”.

Torniamo alla crisi di governo: quali altri progetti rischiano di saltare?

“Zls e autonomia sono senza dubbio i due provvedimenti bandiera. In ogni caso, stiamo parlando di un’anticipazione dell’appuntamento con il voto di cinque-sei mesi. Non faccio un dramma se il governo è caduto, il problema è semmai il come: poi non ci si può lamentare della disaffezione per la politica”.

In che senso?

“Al di là delle prese di posizione dei tifosi, che siano pro o contro Draghi, l’italiano medio si chiede: ora che succederà alle pensioni, alle bollette, alle tasse? La gente fa fatica a capire certi giochi della politica. L’auspicio è che da questa crisi possa aprirsi un’opportunità, con un governo forte che traghetti il Paese verso una prospettiva diversa rispetto a quella avuta in questi anni. Perché non dimentichiamoci che già prima del Covid la crescita era dello 0,2%, praticamente irrilevante, con solo Lombardia, Veneto ed Emilia in territorio positivo”.

Gli industriali, infatti, sono molto preoccupati e prevedono un 2023 di forte recessione.

“Non solo: rischiamo grosso. I nervi sono tesi. Da assessore allo sviluppo economico rilevo una fortissima preoccupazione dell’industria, del commercio, degli artigiani, delle microimprese. Un grido di dolore che dev’essere colto da chi vorrà governare come ulteriore elemento di responsabilità. Non come un fastidio, ma come uno stimolo. Se invece pensiamo di fare la solita campagna elettorale all’italiana ce la dovremo vedere con famiglie esasperate”.

Come se ne esce?

“Con un governo che prenda davvero le risorse del Pnrr e le usi per quello che ci serve: ristrutturare la nostra economia rinforzandola”.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400