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ALLARME WEST NILE

Ufficiale, il virus è di nuovo qui

Tre persone contagiate in Polesine. “Le alte temperature hanno favorito la diffusione della malattia con due mesi d’anticipo sul periodo normale”

Ufficiale, il virus è di nuovo qui

Sono due i ceppi del virus del West Nile attualmente rilevati nel Veneto. La conferma arriva da ricercatori dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e dell’università di Padova, sulla base di analisi genetiche condotte contemporaneamente su zanzare, uccelli e uomo. Al momento, sono tre le persone risultate positive al virus in Polesine.

Rispetto al 2021, quando la circolazione del West Nile in Veneto veniva evidenziata dalla metà luglio con un picco ad agosto, quest’anno la trasmissione stagionale del virus è iniziata molto prima, già a giugno, probabilmente favorita dalle alte temperature dei mesi primaverili. La prima positività in pool di zanzare è stata rilevata il 7 giugno nella provincia di Vicenza, per poi allargarsi a quasi tutto il Veneto. Ad oggi il virus è stato trovato nelle zanzare in tutte le province venete, ad eccezione di Treviso e Belluno.

La co-circolazione dei due ceppi del virus è stata confermata dalle analisi genetiche e filogenetiche condotte su campioni provenienti da zanzare, uccelli e uomo. L’attenzione dei ricercatori si è concentrata in particolare sul ceppo 1, che è ricomparso nel 2021 dopo otto anni di assenza dal Nordest e sembra oggi essersi stabilizzato in quest’area geografica. La sorveglianza veterinaria sugli uccelli selvatici ha consentito di identificare il ceppo numero 1 in esemplari di tortora dal collare, piccione, corvidi e rapaci notturni rivenuti nelle province di Padova, Rovigo e Venezia. L’ipotesi è dunque che la reintroduzione di questo ceppo possa essere stata favorita all’origine da uccelli selvatici che hanno riportato il virus in questa parte di territorio.

I ricercatori ribadiscono il ruolo fondamentale giocato dai cambiamenti climatici nelle dinamiche di insorgenza di focolai di West Nile. Secondo alcuni modelli epidemiologici, le scarse precipitazioni invernali e le alte temperature primaverili registrate negli ultimi anni in Europa potrebbero aver influenzato i meccanismi di diffusione della malattia, aumentando i tassi di crescita della popolazione di zanzare, di puntura e trasmissione del virus.

L’approccio integrato per la sorveglianza in tutti e tre i settori - uomo, animali e zanzare - ha dimostrato la sensibilità del sistema di sorveglianza a livello regionale. L’allerta ha consentito di far scattare prontamente lo screening di tutti i donatori di sangue residenti in Veneto, in modo da evitare la diffusione dell’infezione attraverso le donazioni.

Al momento non si hanno evidenze di diverse manifestazioni cliniche nell’uomo per entrambi i ceppi.

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