Cerca

LA TRAGEDIA DI NEW YORK

La polizia parla di droga, ma si attende l'autopsia

Sono molti i punti da chiarire sul decesso di Luca Nogaris e Alessio Picelli

La polizia parla di droga, ma si attende l'autopsia

In collegamento da New York, ieri il collega del quotidiano online “La Voce di New York”, il giornalista Gennaro Mansi, ha fatto il punto sulla vicenda della morte di Luca Nogaris e Alessio Picelli. I due rodigini, artigiani di professione, trovati morti nell'appartamento dove alloggiavano, nel Queens.

Per approfondire leggi anche:

Secondo le fonti investigative raccolte, Mansi spiega che l’ipotesi più accreditata come causa di morte sia quella dell’overdose. Ma questa è l’unica cosa che viene data quasi per certa. “Luca Nogaris e Alessio Picelli condividevano con un terzo collega veronese nel nord ovest del Queens, a ridosso di Manhattan, un appartamento affittato da Airbnb - racconta Mansi - Da quanto risulta lavoravano per lo studio di interior design Achille Salvagni Architetti, anche se contattato il titolare non ha voluto rilasciare dichiarazioni, in una casa a schiera nell’Upper East Side. Uscivano alle 6 del mattino e tornavano di pomeriggio se non di notte, come avvenuto nel giorno del decesso”.

Qui però c’è il racconto del collega di Verona, il 61enne A. M., e la testimonianza di una vicina, rilasciata al Daily News, che intorno alle 2 di notte ha visto un uomo barcollante entrare nell’appartamento. “Potrebbe essere stata una delle due vittime ma, visto l’orario che coincide con quello del ritorno del collega veronese, seguendo la ricostruzione che ha fatto, potrebbe essersi trattato anche di lui” riflette Mansi.

Riguardo alla zona dove risiedevano, la 29esima strada di Long Island City, il collega spiega che si tratta di “una delle zone più ‘manattaniane’ di New York, tra le migliori, tranquilla e centrificata, una delle poche del Queens dove ci sono grattacieli”. Altra questione quella legata al permesso di soggiorno.

“Sembra che avessero un visto turistico e non un permesso di lavoro - prosegue - ma è vero anche che erano spesso a lavorare negli Stati Uniti, come testimoniano anche le immagini che postavano sulle loro pagine nei social network”. Riguardo all’ipotesi che potesse esserci una quarta persona, Mansi precisa che la polizia non la prende per ora come ipotesi.

“Da fonti non ufficiali ma attendibili nel luogo della tragedia sono stati trovati sono stati trovati ‘Drug paraphernalia’ che qui negli States significa tutto e niente: dal laccio emostatico alla cartina di uno spinello - spiega il giornalista della Voce di New York - quindi l’overdose, o la possibilità che abbiano usato sostanze stupefacenti, c’è".

"E forse si tratta di droga tagliata male, cosa che si ricollegherebbe al fatto che negli ultimi mesi è scattata l’allerta nei cinque boroughs (quartieri) per la circolazione di droga tagliata con fentanyl, in grado di provocare effetti letali. E la scorsa settimana c’è stato un blitz della polizia con un sequestro di questo stupefacente”. Ma per far luce meglio sul mistero, bisogna attendere l’autopsia, che potrebbe essere effettuata oggi.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400

Commenti all'articolo

  • diduve

    13 Agosto 2022 - 17:16

    Rassegnatevi... ho letto vari giornali in lingua originale.... meglio non santificarli troppo..

    Report

    Rispondi