VOCE
ORRORE SULL'ADIGETTO
18.08.2022 - 18:56
Di nuovo al lavoro, di nuovo immersi nelle acque dell'Adigetto, di nuovo alla ricerca di qualcosa che potrebbe rivelarsi orrendo, sconvolgente, bestiale. I vigili del fuoco e i sommozzatori si sono rimessi al lavoro, nel pomeriggio di giovedì 18 agosto, a pochi metri di distanza dall'abitazione dove viveva Shefki Kurti, 71 anni, il pensionato di Badia Polesine albanese ucciso e fatto a pezzi. Col suo corpo smembrato poi suddiviso in vari sacchetti dell'immondizia, ritrovati nell'Adigetto tra fine luglio e inizio agosto.
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Le indagini, anche dopo il ritrovamento di tutte le varie parti del corpo - così almeno si pensava sino a questo nuovo sopralluogo - non si sono mai fermate. Nell'abitazione del 71enne si è svolto l'accurato sopralluogo dei carabinieri del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche dell'Arma. Parallelamente, gli investigatori del Nucleo di Rovigo e i colleghi della Compagnia, così come quelli della stazione, in stretto coordinamento con la Procura, portano avanti l'indagine.
Ora, un nuovo intervento, assieme ai sommozzatori, nelle acque dell'Adigetto, in riviera Miani, all'altezza del ponte di fronte al cosiddetto grattacielo, vicinissimo all'abitazione di via Ghirardini dove il 71enne abitava.
Massimo riserbo su cosa esattamente stiano cercando gli inquirenti con questo nuovo sopralluogo. E' possibile che la autopsia possa avere evidenziato la mancanza di parti anatomiche, forse piccole, ma importanti a fini investigativi. O, magari, gli investigatori cercano l'arma del delitto, quella quale l'autore dell'orrendo omicidio potrebbe essersi disfatto lanciandola nel canale. O qualunque altro oggetto che possa essere legato all'omicidio e alla sua soluzione. Sono supposizioni, ovviamente.
La sensazione è che il cerchio si stia stringendo e che si stiano accumulando una serie di riscontri significativi, a livello investigativo. Per dare la risposta a un omicidio orrendo come non se ne vedevano da tempo, in Polesine. Per fortuna. Ed estremamente disturbante anche per quello che appare un forte elemento di pianificazione. Il sospetto, forte, è che l'autore - o gli autori - abbia voluto che la vittima venisse ritrovata, dopo l'agghiacciante smembramento. Altrimenti, non si spiegherebbe la decisione di lanciare le parti anatomiche in un canale, in secca, il cui corso è bloccato da chiuse.
Con quel corpo martoriato, qualcuno voleva lanciare un orrendo monito, perché chi doveva capire, capisse. Ora, però, pare che anche gli investigatori siano sulla strada giusta per capire. E di risolvere questo giallo terrificante.
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