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CRISI ENERGETICA

"Chiudere prima per risparmiare gas? Sarà un danno"

Confesercenti commenta le ipotesi del Governo: "Serviranno sostegni alle attività"

"Chiudere prima per risparmiare gas? Sarà un danno"

Interventi sì, ma ragionati e adeguati alle esigenze delle attività. Questo l’invito da parte di Confesercenti sulla stretta alle imprese pianificata dal governo per fronteggiare la crisi energetica. Tre i livelli di emergenza valutati che, nel caso più grave, prevedono anche chiusure anticipate, inoltre, per uffici pubblici, negozi e locali.

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“Misure che ovviamente ci preoccupano e spaventano, anche se per il momento si parla solo di ipotesi e dobbiamo arrendere di capire quali misure saranno prese", conferma Vittorio Ceccato. Chiusure anticipate dettate dall’incapacità di alcuni fornitori di garantire le prossime forniture ma anche di prezzi di tutte le componenti energetiche che non accennano minimamente a scendere.

“Il continuo aumento delle tariffe sta impattando in maniera molto pesante sulle aziende e misure per calmierare questa situazione sono ovviamente le benvenute - specifica - Ma se questo significa chiudere anche prima o ridurre le possibilità di lavoro non nego che sia un’eventualità pesante da sostenere. Entriamo nuovamente in quel loop che vedevamo fino a poco tempo fa durante la fase pandemica, in cui vigevano le chiusure anticipate. Chiusure o riduzioni dell’orario di lavoro che possono essere valutate a patto che ci siano misure adeguate di sostegno alle imprese che saranno costrette a farlo”.

Il rischio di chiudere prima, infatti, è di portare negozi a perdere gran parte della clientela, che in settimana si muove soprattutto dopo la fine lorario di lavoro. “Per i negozi chiudere alle 19, ad esempio, significa togliere quel fatturato minimo che viene fatto in settimana, dato che i gli acquirenti che lavorano si spostano in orario serale - specifica -Sono chiusure che vanno fatte in maniera ponderata, cercando di capire se vale più una riduzione dell’orario di apertura che una chiusura anticipata”.

Situazione ben più grave per bar e ristoranti, che rischiano cali di fatturato molto più importanti. “Peggio ancora per il settore ristorativo e dei bar che hanno orari molto complessi - aggiunge -, chiudere prima significa perdere quegli orari in cui si lavora di più. È vero che durante la pandemia la gente si è abituata e adattata alle chiusure anticipate, cambiando i propri ritmi.  Ma tutto va valutato attentamente e i cali di fatturato e introito, che queste chiusure comportano, vanno sostenute con misure adeguate”.

Il timore delle associazioni di categoria è che le decisioni vengano prese e comunicate in maniera frettolosa, perché il nuovo governo si andrà ad insediare proprio nel periodo più critico dell’anno. “Il ‘pericolo’ è che le misure di controllo vengano emesse dal nuovo governo - continua Ceccato -, che potrebbe dover arrivare a prendere determinate decisioni con tempi molto ristretti. In questo caso il rischio sarebbe quello di uscire con misure non valutate correttamente, proprio per la fretta di emetterle vista la situazione di emergenza. Invitiamo quindi l’attuale governo a prendersi carico di queste decisioni quanto prima, per fare le cose nei tempo giusto, in maniera ponderata e soprattutto senza creare ulteriori difficoltà per le aziende, che già in questi mesi stanno vivendo un momento di estrema difficoltà”

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