VOCE
ROVIGO
24.08.2022 - 18:57
Hanno voluto celebrare la giornata dell’indipendenza ucraina per ricordare l’importanza dell’essere uniti nonostante i grandi momenti di difficoltà. Donne, uomini e bambini, riuniti in un momento di aggregazione in piazza Vittorio Emanuele con bandiere nazionali, palloncini colorati, messaggi di speranza e di solidarietà, cantando e, soprattutto, indossando il ‘Vyshyvanka’, il costume tradizionale ucraino.
“La giornata commemora la dichiarazione di indipendenza dall'Unione Sovietica del 1991 - spiega Sergio Sokol, presidente dell’associazione Slava Ukraini - ma per noi oggi rappresenta un momento per stare insieme, per rinnovare il concetto di comunità ma anche per riflettere su quanto sta accadendo”.
Una dichiarazione d’indipendenza che oggi assume ancora più valore, dato che il Paese da sei mesi vive l’orrore della guerra, scatenata dalla Russia. “A chi mi chiede perché sia iniziata non so rispondere - continua Sokol - ma rispondo che non è importante sapere perché, ma ricordare che la guerra, qualsiasi guerra, è sbagliata. Ogni giorno viviamo l’angoscia di ricevere notizie terribili da qualche amico o parente che ancora si trova là. Qualche giorno fa mi hanno raccontato di un ragazzo, amico di famiglia, che a causa dello scoppio di una mina ha perso una gamba. Non parliamo più di perché accade, noi vogliamo solo che questo conflitto finisca. Perché a farne le spese continuano a essere i nostri concittadini”. Dalla data d’inizio del conflitto, 24 febbraio, sono stati registrati oltre 5mila civili uccisi e quasi 8mila feriti.
“Fratelli - spiega una cittadina - vi esorto oggi ad accendere le candele che avete in mano e metterle in memoria di coloro che sono morti sotto le macerie delle case o nel seminterrato”. Un momento per festeggiare, quindi, anche con chi non c’è più a causa della incredibile violenza e scia di morti che la guerra ha portato con sé. “Oggi abbiamo ricordato chi non può stare con noi, chi oggi non può più cantare con noi”, continua. Cittadini ucraini ospiti in Italia perché costretti a scappare dalla minaccia delle bombe.
“Abbiamo lasciato la nostra terra, i nostri campi - aggiunge - non so come può essere accettato, non posso sopportarlo. Credo che ognuno di voi non possa sopportarlo”. Un momento di festa ma anche un invito anche all’Europa e alle forze politiche a non dimenticarsi di quanto sta accadendo.
“Abbiamo notato che, dopo un periodo iniziale in cui di questa situazione si parlava molto, ora l’attenzione è calata - spiega Pavlo Baran, segretario dell’associazione Slava Ukraini - chiediamo di non dimenticarsi di noi”. Un’emergenza che ha generato flussi migratori in tutti i paesi dell’Europa e prezzi di beni alimentari e componenti energetiche andati alle stelle, accrescendo il malumore dei cittadini italiani.
“Chiediamo al popolo italiano di avere pazienza - continua il segretario - sappiamo che questo conflitto ha generato problemi nella vita di tutti i giorni. Ma nessuno di noi è responsabile di questo, non abbiamo mai desiderato tutto questo”.
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