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PORTO VIRO

Missionario da 41 anni, una lezione di fede e amore

Don Bepi partì nel 1981 partì per il Madagascar, lasciando dietro di sé un bellissimo ricordo

Missionario da 41 anni, una lezione di fede e amore

Nel 1981 partì per il Madagascar come missionario, lasciando dietro di sé un bellissimo ricordo

Lunedì 29 agosto, alle 17.3,0 ci sarà il consiglio comunale straordinario e per l’occasione viene conferita la cittadinanza onoraria a don Giuseppe Miele. E’ stato uno degli artefici della nascita del centro giovanile San Giusto. Miele è nato il 17 ottobre 1949 a Mirano (Venezia). Ordinato sacerdote salesiano nel 1978, fu inviato dall’ispettoria salesiana San Marco ad inaugurare la prima presenza dei figli di don Bosco a Porto Viro insieme a don Giulio Bertazzo: fu così inaugurato il Centro Giovanile San Giusto.

Don Giulio Bertazzo rimase a Porto Viro, invece don Giuseppe Miele dopo tre anni, nel dicembre 1981, partì per il Madagascar come missionario, lasciando dietro di sé un bellissimo ricordo. Fece parte della prima spedizione missionaria in Madagascar nel 1981, che con impegno ed energia si dedicò alla costruzione di scuole e centri professionali, opere di forte valore sociale.

Da 41 anni don Giuseppe Miele svolge la sua azione missionaria in Madagascar, per alcuni anni a Mahajanga, poi a Fianarantsoa e a Ivato (Antananarivo). E’ direttore dell’Opera Salesiana, ispettore, economo provinciale, maestro dei novizi e maestro post-noviziato. Ha guidato e accompagnato il cammino alla vocazione sacerdotale numerosi giovani salesiani malgasci che ora lo affiancano e continueranno l’opera e i progetti da lui iniziati.

In ogni missione ha piantato alberi da frutto, coltivato orti, avviato allevamenti di galline ovaiole e di maiali per rendere i missionari più autonomi possibile e per distribuire maggiori aiuti a tutti coloro che sono nel bisogno. Il suo sogno è sempre stato di guidare le persone, delle parrocchie dove è la missione, che vivono nella miseria, a diventare autonome insegnando loro un lavoro, facendo andare a scuola i bambini che è una condizione indispensabile contro la miseria, lo sfruttamento e la violenza, oltre che a distribuire aiuti.

La collaborazione con il gruppo Missionario parte dal 1985, con la nascita del gruppo stesso, promuovendo molte iniziative portate a buon termine. Si sono avviate delle adozioni a distanza che consistono nel dare ai bambini malgasci un pasto al giorno e un percorso di scolarizzazione. Sono state fatte, e si fanno, raccolte fondi, attraverso partire di calcio, rappresentazioni teatrali, mercatini etnici e la proposta di acquistare del riso prodotto nel Delta del Po per finanziare l’acquisto del riso in Madagascar, prodotto da loro.

Con esse don Giuseppe sta aiutando moltissime persone che vivono sotto la soglia della povertà, favorendo la promozione umana e sociale e facendone una priorità nella sua vita. In seguito, è iniziata un’ottima collaborazione tra il Gruppo Missionario e la Fondazione Cariparo su progetti di don Giuseppe Miele. Sono stati realizzati: una fabbrica per il ghiaccio, l’ampliamento di una scuola professionale per la lavorazione dell’alluminio, un allevamento di galline ovaiole e l’opera più importante: una risaia di 100 ettari. Don Giuseppe cercava di realizzare quest’opera da molti anni, con l’intento di raggiungere l’autonomia alimentare nelle opere salesiane del Madagascar.

Le missioni salesiane in Madagascar danno da mangiare alla mensa scolastica a 3.500 bambini e ragazzi ogni giorno e fare questo diventa ogni giorno più difficile. L’ultima realizzazione, frutto del lavoro di don Giuseppe Miele, è una casa famiglia per ragazzi che vivono in situazioni di strada, dando loro un posto dove vivere, cibo, possibilità di scolarizzazione e accedere successivamente al mondo del lavoro. Il gruppo missionario è orgoglioso di partecipare a tale progetto. “I bambini di strada non possono andare a scuola e rimarranno analfabeti per tutta la vita, i salesiani vogliono mostrare loro le vie per uscire dal circolo vizioso della povertà” dice.

Ai bambini che decidono di abbandonare definitivamente queste situazioni difficili e che non possono tornare nelle loro famiglie, viene data la possibilità di vivere nella casa famiglia, garantendo loro assistenza tramite programmi educativi, scuole e borse di studio.

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