VOCE
ORRORE SULL’ADIGETTO
30.08.2022 - 21:00
Ha scelto di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari e non sono arrivati colpi di scena. In buona sostanza, ha ribadito con decisione quanto già detto ai carabinieri, nel corso di quella che investigatori e procura ritengono una confessione. E, per di più, una confessione dettagliata e circostanziata, tanto da avere consentito di ritrovare l’arma del delitto. Anzi, le armi del delitto.
Questa la scelta fatta ieri da Nadire, 68 anni, la donna accusata di avere ucciso il marito Kurti Shefki, di 71 anni, nella casa di Badia Polesine a colpi di accetta, averlo smembrato nella vasca da bagno utilizzando vari coltelli, avere chiuso i resti umani in vari sacchetti dell’immondizia e avere lanciato il tutto nell’Adigetto, a un centinaio di metri da casa. Stessa sorte per le armi, l’accetta e quattro coltelli da cucina, incluso quello normalmente utilizzato per il pane.
Il corpo è stato ritrovato, in varie riprese, a fine luglio, tra Villanova del Ghebbo e Lendinara; mentre le armi sono state recuperate nei giorni scorsi, al termine di due giornate di ricerche da parte dei sommozzatori dei vigili del fuoco, supportati dai carabinieri. La donna avrebbe ucciso a seguito di liti e maltrattamenti subiti dal marito.
Questo perlomeno secondo le sue affermazioni, sulle quali, ovviamente, sono in corso gli accertamenti del caso. Allo stato, in passato e nell’ultimo periodo, non risulterebbero ai carabinieri interventi, denunce o segnalazioni di maltrattamenti. Ma questo, ovviamente, non esclude a priori che possano esserci stati. Si tratta di un aspetto sul quale, verosimilmente, lavorerà la difesa, affidata all’avvocato Franco Capuzzo, di Padova.
Sia la difesa che l’accusa, affidata al pubblico ministero Maria Giulia Rizzo, appaiono poi in sintonia riguardo alla necessità di una verifica delle condizioni mentali della donna.
Non a caso, la misura cautelare - e non carceraria - che è stata disposta a suo carico è il ricovero in Psichiatria, all’ospedale di Rovigo. Per quanto con la presenza di personale della polizia penitenziaria. Resta quindi da vedere chi sarà il primo a domandare un accertamento tecnico in questo senso. Potrebbe farlo la Procura, già nelle prossime ore.
Da parte sua, la difesa ha domandato anche di fare decadere la misura cautelare a carico della donna, istanza sulla quale, come di prassi in questi casi, il giudice per le indagini preliminari si è riservato di prendere una decisione. Per il momento resta piantonata in ospedale. Nella situazione attuale, alla luce della confessione resa dalla 68enne e che, come detto, risulta sia stata sostanzialmente confermata anche nel passaggio di fronte al giudice per le indagini preliminari, si può supporre che buona parte della sorte del procedimento penale dipenderà proprio dalle condizioni psichiche della donna.
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