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CARO PREZZI

Mangiare carne rischia di tornare a essere un lusso

Prezzi in aumento costante

Mangiare carne rischia di tornare a essere un lusso

Prezzi dei generi alimentari sempre più alti, con aumenti che toccano ogni settore.  Aumenti importanti che vanno soprattutto ad impattare nelle piccole realtà, negozi di quartiere o delle frazioni, che devono affrontare rincari energetici e costi insostenibili.

“Il prezzo all’ingrosso della carne è ormai cresciuto in maniera esponenziale - spiega Marco Verza, titolare della macelleria ‘Le Carni’ a Borsea -.Rispetto allo stesso mese di agosto del 2021 il suino ha subito aumenti su diverse tipologie, la coppa e la pancetta sono aumentate del 18%, mentre il lombo del 46%”.

Ma ad aumentare sono anche le carni bianche, pollo e tacchino che già trascinavano dietro di sé i rincari dovuti alle epidemie di aviaria, che ora segnano rispettivamente un +32% su petti e cosce e +31% sulla fesa.

“Anche la carne bovina ha visto importanti aumenti - continua -, la lombata, fiorentine e costate, ha visto un aumento del 23%, il girello del 18%, il filetto del 34% e infine la mezzena in quarti del 17%”. Aumenti che si riconducono a diversi fattori che nei mesi hanno impattato su tutti i settori collegati alla zootecnica. L’aviaria e la peste suina che hanno decimato il numero di capi negli allevamenti, il costo dei mangimi che è cresciuto, perché collegato al rialzo dei prezzi del carburante, dei fertilizzanti e delle quotazioni delle principali materie prime quali soia, mais e cereali.

Infine i costi energetici cresciuti senza sosta, terminando col lungo periodo di siccità che ha definitivamente messi in ginocchio l’agricoltura. Fattori che, secondo un’analisi Coldiretti su dati Crea, mettono a serio rischio di chiusura almeno un allevamento su dieci.

“Il costo delle materie non è l’unico problema che dobbiamo affrontare in questo momento - continua Verza - perché ad impattare sono anche i rincari energetici. In questi ultimi mesi le bollette segnano importi triplicati, come sta accadendo a tutti e da inizio anno ad oggi il costo della corrente per noi è aumentato di 7 mila euro, passando quindi da 10 mila circa totali dell’anno scorso a 17 mila di quest’anno”.

Tutti rincari che, per non dover lavorare solo in perdita, dovrebbero quindi ricadere sul consumatore finale, una logica che, visto il non aumentare dei redditi, porterebbe solamente ad  una drastica diminuzione delle vendite, rendendo inaccessibile il prodotto ai molti.

“Stiamo praticamente lavorando sul filo del rasoio - continua il commerciante - a volte praticamente in perdita. La spesa media per noi è già cresciuta di almeno il 15%, ulteriori aumenti significa vendere a prezzi improponibili perdendo quindi clienti che non possono permettersi di pagare così tanto qualcosa”. E la situazione non è destinata a migliorare, perché parlando con i propri fornitori emerge un’altra emergenza imminente: quella del latte.

“Parlavo l’altro giorno con il proprietario di un caseificio - spiega - in grossa difficoltà a produrre sia per i costi energetici sia perché la materia prima, il latte, è aumentata molto. Coloro che in questo momento hanno allevamenti di mucche da latte, a causa di questi rincari dell’elettricità e dei i mangimi, hanno deciso di vendere le proprie mucche. Con quello che sta accadendo costa troppo mantenerle, tanto vale quindi venderle al macello per essere sicuri di guadagnarci qualcosa”.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    08 Settembre 2022 - 08:29

    per quello l'ue ci consiglia di mangiare le larve e mangfuste fritte...per ora vi dico;:magnTEVELE VOI EUROPEISTI ENBENPENDANTI DI UNA CERTA FRANGIA POLITICA

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