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IL CASO

I daini del Delta? Li vendono per macellarli

Scoppia il caso sul versante emiliano del Parco: "Almeno 900 animali da eliminare"

I daini del Delta? Li vendono per macellarli

Il parco del Delta del Po emiliano ha intenzione di eliminare circa 900 daini che vivono nella zona della pineta di Classe, nel Ravennate, e in quella di Lido di Volano, in provincia di Ferrara. Gli animali potranno essere venduti a scopo di macellazione, per ridurne il numero. Una notizia che sta suscitando sconcerto e polemiche, ben al di fuori dei confini dell'Emilia Romagna.

E' stato messo a punto anche un piano per procedere all'eliminazione. Avverrà tutto in tre anni circa, prevedendo anche l’intervento di allevamenti di daini destinati al macello: dovranno allestire recinti per catturare gli animali e poi potranno tenerseli, ma in cambio dovranno pagare. Si stima un incasso di quasi 84 mila euro più Iva. A partire dal prossimo ottobre e fino all’ottobre 2025, si vogliono così catturare e macellare circa 300 daini all’anno; l’introito per ogni lotto è stimato in circa 28 mila euro, sempre al netto di Iva.

Secondo Massimiliano Costa, direttore dell’Ente Parco, i daini del delta del Po sono troppi. La pineta di Classe e il Po di Volano, dice, potrebbero ospitarne al massimo un centinaio: un animale ogni dieci ettari. Invece ce n’è all’incirca uno per ogni ettaro di bosco e brucano tutto. “Sono come le cavallette” e “Se non facciamo qualcosa, tutto il bosco di qui a dieci anni sarà devastato”, afferma il direttore.

La decisione di eliminare 900 daini discende dal fatto che l’Ispra(Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) li considera una specie aliena o tutt’al più para autoctona. “Specie aliena” significa introdotta ad opera dell’uomo: i daini non fanno parte della fauna italiana (“autoctona”) in senso stretto. Sono infatti originari dell’Asia Minore e sono arrivati ripetutamente in Italia in tempi più o meno recenti, soprattutto per poi essere cacciati o per arricchire i parchi privati con la loro presenza.

Per questo, secondo l’Ispra vanno conservati i “nuclei storici” di daini che abitano il Parco Regionale della Maremma e le tenute di San Rossore e Castelporziano. Bisogna invece eliminare i piccoli gruppi isolati e quelli di più recente formazione. Negli altri casi – Parco del Po compreso – il numero degli animali dev’essere invece tenuto sotto controllo.

I daini sono arrivati nel Parco del Po una trentina di anni fa. Discendono – si dice – da animali fuggiti da un allevamento. Indubbiamente la loro presenza discende dalle attività umane. Ma cosa, nel Parco del Po, non è segnato e modellato proprio dalle attività umane?

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