VOCE
Adria
03.10.2022 - 09:00
“Donna, vita, libertà” è stato il ritornello gridato dalle tante persone di tutte le età, donne e uomini, in piazza Cavour per esprimere solidarietà alle donne iraniane. L’evento ha preso il via sulle note di “Bella ciao” per concludersi con “Libertà” di Giorgio Gaber. Il momento più significativo è stato quando i presenti, donne e uomini, si sono sottoposti al taglio di una ciocca di capelli, divenuto il simbolo della protesta che sta dilagando in tutto il mondo.
Un gesto per ricordare la tragica fine Mahsa Amini, la 22enne curda iraniana, barbaramente uccisa mentre era sotto custodia della polizia morale a Teheran, per aver indossato male l’hijad, dal quale spuntava qualche ciocca di capelli. Un altro gesto simbolico è stato il rigetto del foulard: all’inizio della manifestazione a tutte le donne è stato consegnato un fazzoletto che hanno indossato per coprire il capo: al termine l’hanno riconsegnato gettandolo a terra per esprimere il rifiuto del valore culturale e sociale che in Iran, e sono solo, viene dato.
Ha aperto l’intervento di Corrado Franzoso presidente Anpi che ha organizzato l’evento in collaborazione con il bar Cavour e nell’ambito della giornata di mobilitazione promossa dalla Rete Kurdistan Polesine rappresentata da Giuliano Giovannini. Quindi il saluto della città portato dal sindaco Omar Barbierato, che poi ha lasciato anticipatamente per partecipare all’inaugurazione di una mostra di pittura al teatro Ferrini, dove tra l’altro indossava la fascia tricolore. Forse la presenza in piazza Cavour non aveva rilievo istituzionale. Molto toccante la riflessione di Michela Grotto nel ricordare che “mio figlio ha 24 anni, Masha ne aveva 22, arrivava dal Kurdistan iraniano, era in vacanza a Teheran il 13 settembre, portava il velo. Veniva in pace. Aveva lasciato che due ciocche di capelli sfuggissero dal velo. Forse non se n’era accorta, o forse sì. Forse - ha proseguito - in quelle due ciocche ribelli svelava la sua intima ribellione, offrendo al mondo la seduzione della sua femminilità. E’ stata vista dalla polizia morale, arrestata, picchiata, uccisa: per due ciocche di capelli ribelli”.
A sua volta Shahnaz Jahangiri ha letteralmente commosso la piazza: ha ricordato la propria giovinezza in Iran al tempo di Khomeini e la sofferenza dell’esilio. Aggiungendo: “E’ dura lasciare il proprio Paese quando si è costretti” e le parole sono state soffocate dalla commozione. A seguire la carica di ribellione portata Miriam Amir, giovane iraniana residente in Polesine.
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