VOCE
VENETO
04.10.2022 - 14:05
Il sospetto era quello, ma ora arriva la verità, ancora più tremenda delle peggiori previsioni. Il piccolo Nicolò non solo è morto a causa dell'ingestione di hashish trovata nella casa dei genitori, ma, nella sua breve esistenza, sarebbe venuto in contatto con altri stupefacenti, eroina e cocaina, dei quali è stata trovata traccia nel suo corpo. Lo riporta il quotidiano Il Mattino di Padova.
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A rivelarlo è l'esito dell’autopsia sul corpicino di Nicolò, il bambino di due anni di Longarone (Belluno) morto nella serata del 28 luglio in ospedale a Pieve di Cadore. Il piccolo, nel corso degli ultimi mesi della sua breve vita, è entrato in contatto in via diretta anche con cocaina ed eroina, che si ritiene si trovassero abitualmente nella sua casa: è quanto emerso dalle analisi dei capelli di Nicolò, svolta dal medico legale Antonello Cirnelli.
Il padre del bimbo, invitato dai carabinieri a sottoporsi allo stesso test per cercare un collegamento tra la droga trovata nel piccolo e le sostanze di cui probabilmente facevano uso i genitori, si è presentato al laboratorio completamente glabro: è stato quindi impossibile per gli addetti prelevare peli e capelli utili alle indagini.
L’uomo, boscaiolo di 43 anni, è indagato per omicidio colposo: il pomeriggio di quel 28 luglio il bambino era affidato a lui, mentre la mamma era al lavoro. Anche la donna è stata invitata a sottoporsi alle analisi, ma si è opposta. Altre indagini sul materiale sequestrato a casa della coppia, nella frazione di Codissago, sono state affidate alla dottoressa Donata Favretto.
Era la sera del 28 luglio quando il padre del piccolo si è presentato all’ospedale di Pieve di Cadore con Nicolò in braccio. Il bimbo si era addormentato durante il pisolino dopo pranzo e non si risvegliava più. È arrivato in ospedale con il battito cardiaco estremamente rallentato, poi il cuore ha spesso di battere e in tarda serata ne è stato dichiarato il decesso. Per i medici del pronto soccorso la situazione era abbastanza chiara dall’inizio: la morte del bambino non poteva essere naturale. Da qui, è scattata la chiamata ai carabinieri.
Il padre aveva dichiarato agli investigatori che il piccolo Nicolò aveva ingerito "una strana sostanza al parco pubblico sotto casa" a mezzogiorno, prima di pranzo. L’uomo ha spiegato di essersene reso conto e di aver tolto dalla bocca del bambino quel boccone di terriccio. I militari del comando provinciale di Belluno si sono subito messi a cercare in quel parco una strana sostanza, senza però trovare niente nel parco.
Il racconto del padre non convinceva gli inquirenti. Disposta la perquisizione dell’appartamento in cui la coppia abitava con il piccolo, i militari hanno trovato un panetto di hashish in una tazza sul comodino del bambino ed è qui che hanno cominciato a farsi largo i sospetti poi confermati dall’autopsia: il piccolo ha ingoiato la droga dei genitori e, vedendo ora le analisi del capello, quella non era la prima volta. Sembra che in quella casa girassero abitualmente eroina e cocaina.
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