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PORTO TOLLE

Donzella piange la “Marisaoca”

La figlia del mitico Gino ha gestito per quasi 30 anni il bar della frazione. Donna forte, simpatica e impegnata nel sociale.

Donzella piange la “Marisaoca”

Marisa Veronese aveva 76 anni: dal 1976 al 2003 aveva gestito il bar della frazione

Si è spenta nella mattinata di mercoledì 5 ottobre, all’ospedale di Porto Viro, dopo una lunga ed estenuante malattia, Marisa Veronese. Aveva 76 anni, era nata nella bella frazione di Donzella e lascia il marito Claudio Cacciatori e i figli Stefano e Barbara. I funerali si svolgeranno domani, venerdì, alle 15.30, nella chiesa di Donzella.

La notizia ha suscitato profonda commozione in tutto il Delta. Marisa era molto conosciuta e stimata. Era figlia del noto costruttore edile Gino Veronese, detto “Gino Oca”, vecchio socialista, un uomo che ha insegnato il mestiere di muratore a molti ragazzi che ancora adesso lo ricordano con affetto e riconoscenza raccontando aneddoti e belle storie di lavoro.

Marisa, sposata con Claudio Cacciatori (figlio di Ciccio storico impiegato del Comune di Porto Tolle), per molti anni apprezzato e rispettato tecnico del grande zuccherificio di Porto Tolle, aveva aperto nel 1976 il bar di Donzella e ci è rimasta sino al 2003. Ha gestito il ritrovo, un vero e affollato punto di riferimento per intere generazioni, per quasi trent’anni. Il Bar Marisa era frequentato da tutti e si parlava si sport, politica, centrale termoelettrica, vongole e spiagge. Discussioni infinite con lei, sempre gentile e premurosa e riservata, al centro di tutto.

Affabile e molto pratica, è ricordata con grande stima ed affetto dagli “avventori” del passato e da chi l’ha conosciuta. “Era bello andare da Marisa. Lì ti sentivi veramente bene, eri a casa tua”. Un buon posto. Marisa era sempre disponibile e generosa, soprattutto con chi aveva più bisogno. Non si era mai tirata indietro, ha sempre lavorato tanto ed era impegnata anche nel sociale. Ha dato una mano ad allestire recital, feste e cerimonie per il paese di Donzella, ha fatto la volontaria nelle colonie estive per bambini, ha organizzato incontri e regalato momenti felici.

Era forte e simpatica, Marisa. Diceva: “Io dovevo andare a fare il sevizio militare negli alpini. Purtroppo allora, quando ero ragazza io, prendevano solo uomini. Ma voi pensate che una donna non sia in grado di condurre una carretta o guidare un mulo?”. Durante i momenti di relax, in compagnia delle sue migliori amiche, indossava il capello da alpino con la penna nera e assieme intonavano canti di montagna.

Una nonna dolce, Marisa. Amava tantissimo i suoi nipotini Giorgia, Gino e Romolo che ieri l’hanno ricordata, anche sui social, per la sua dolcezza e bontà, le sue continue attenzioni e le sue battute. “Nessuno faceva i risi e fasoi duri e gli speciali piatti locali come lei”. Era portentosa anche in cucina. I figli Barbara e Stefano la piangono e si disperano perché, con le regole e le rigide restrizioni del Covid in ospedale, non sono riusciti a starle vicino negli ultimi momenti. “E’ morta sola, non è giusto”, dice Barbara distrutta dal dolore.

“Marisaoca”, tutto attaccato perché quando si parlava di lei e del suo bar si usava così, se n’è andata da sola, ma venerdì pomeriggio ci saranno tutti, a Donzella di Porto Tolle, a salutarla e a ricordare la sua bontà e la sua amabile tranquillità.

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