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IL CASO

Cacciatore spara tra le case e ammazza il gatto

Intanto, il Consiglio dei ministri si costituisce contro la Regione, per difendere la riduzione del calendario venatorio

Il giudice restituisce i richiami vietati ai bracconieri

Un altro incidente di caccia: un cacciatore che, tra le case, dove non dovrebbe trovarsi, spara e uccide il gatto di una residente. Dopo la segnalazione, curata anche dall'associazione animalista Enpa, gli è stato revocato il porto d'armi, oltra al procedimento penale avviato a suo carico. I fatti, avvenuti nel Trevigiano, sono del 2020 e, di recente, il Tar (Tribunale amministrativo regionale) del Veneto ha rigettato il ricorso del cacciatore.

Una pronuncia che avviene in un momento di fortissima tensione, con i cacciatori letteralmente imbufaliti dopo la decisione, sempre del Tar, di "tagliare" pesantemente il calendario venatorio.

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La Regione, che aveva stilato il calendario, ha deciso di impugnare questa pronuncia. Ma arriva la notizia che il Consiglio dei ministri ha deciso a propria volta di prendere parte al contenzioso, difendendo la pronuncia del Tar.

"Il Governo uscente ha deciso di difendere la sentenza del Tar e dunque le proprie competenze in materia - spiegano i consiglieri regionali del Pd Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon - La giunta e la maggioranza avevano voluto varare il Piano attraverso una legge, malgrado una sentenza della Corte Costituzionale abbia stabilito che si dovesse procedere con un atto amministrativo. Ci auguriamo a questo punto che il Piano, pieno di disposizioni in contrasto con le direttiva Ue, naufraghi definitivamente. Resta il fatto che la Regione, benché abbia palesemente agito contro la legge, continua a sperperare soldi pubblici in ricorsi senza speranza".

Intanto, proseguono le segnalazioni, a raffica, di persone che si trovano i cacciatori praticamente in casa. Nonostante vi sia una chiara disposizione di legge che regolamenti situazioni di questo tipo, impedendo di avvicinarsi troppo.

"La caccia è vietata per una distanza di 100 metri da case, fabbriche, edifici adibiti a posto di lavoro - ricorda l’Enpa di Treviso, che poi lancia un appello - Se notate cacciatori che utilizzano armi a distanze inferiori a quelle previste dalla legge, non abbiate timore a segnalare alle autorità per la tutela vostra e di chi vi sta a cuore".

Ma i cacciatori non mollano, anzi. Alzano pure il tiro e con toni un tantino minacciosi. In un volantino diffuso martedì annunciano una nuova manifestazione di protesta venerdì 28 ottobre a Venezia. La comunicazione è firmata anche dall’europarlamentare di Fratelli d’Italia Sergio Berlato. Il messaggio contenuto è a dir poco preoccupante: "Migliaia di cacciatori sono scesi in piazza in pace il 30 settembre scorso, preannunciando che sarebbero tornati a Venezia, non più in pace e con ben altro spirito, nel caso in cui fossero stati costretti a farlo e cioè nel caso in cui la Giunta regionale del Veneto non avesse fatto tempestivamente il proprio dovere".

La notizia, dunque, è che i cacciatori il 28 ottobre scenderanno in piazza ma non saranno in pace. Cosa vogliono? Due giornate integrative per la caccia da appostamento alla selvaggina migratoria nel periodo tra il 1 ottobre e il 30 novembre.

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