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EDILIZIA
13.10.2022 - 21:00
Il grido degli imprenditori edili non è stato ascoltato. E ora 33mila imprese in Italia, 4.100 in Veneto, rischiano grosso. Stiamo parlando del bonus 110%: a differenza di quanto richiesto dall’Associazione nazionale costruttori edili al governo, quest’ultimo non ha garantito con proroghe e agevolazioni la possibilità di salvaguardare tutte quelle imprese edili che hanno iniziato i lavori ma si ritrovano senza più le banche a ritirare il credito. Quindi sulla via del lastrico. E non per colpa loro. Ne abbiamo parlato con il presidente dell’Ance Rovigo, Paolo Ghiotti.
Ci sono novità per quanto riguarda il bonus?
“Novità tutto sommato non ce ne sono anche se speravamo che il governo ci ascoltasse, ma al 30 del mese scorso è scaduta la proroga sulle case singole solo chi aveva concluso il 30% dei lavori otterrà il bonus solo finendo i lavori entro la fine dell’anno oppure andranno in detrazione solo quelli che saranno asseverati dal tecnico dei lavori. Diciamo comunque che chi è riuscito a fare il 30% entro settembre è molto probabile che riesca ad ultimare i lavori. Rimane il 110 per tutto l’anno prossimo ma solo sui condomini e per il 2024 con il 70% e nel 2025 al 60%”.
Cosa aveva chiesto l’Ance?
“Noi avevamo chiesto una proroga sulle case singole. L’incertezza sul ritiro del credito dalle banche ha portato le imprese a fermarsi. Alle imprese serve la musina con i soldi, non le carte nei cassetti. Avevamo chiesto un posticipo perché non abbiamo colpe del fatto che le banche non ritirino più il credito. Ma non c’è l’hanno dato. Sul 110 si sentono dire tante cose: dicono che sono soldi rubati ma non è vero, è sempre stato estremamente attenzionato. E ora molti dei lavori che potrebbero essere fattibili in realtà potrebbero trovare forti difficoltà perché non troviamo chi ritira il credito. Anche gli istituti di credito sono arrivati a saturazione non possono ritirare più delle tasse che pagano. Bastava solo che il governo avesse dato l’opportunità di introitate tutto e posticipate all’anno successivo la fiscalità per tutti quelli ai quali erano già stati promessi i fondi. Io che ho una azienda solida e che fortunatamente non ho fatto solo lavori con il 110 quest’anno riesco a sopravvivere anche se la banca non mi ritira più il credito. Ma non è così per tutti. Oggi ci sono 33mila imprese in Italia, 4.100 in Veneto che sono a rischio”.
Come mai ci siamo ridotti così?
“In Italia non facciamo mai una legge della quale ci possiamo fidare, cambiano sempre le regole in corsa. E se non cambia questa modalità è impossibile lavorare. Ora avanza anche il Pnrr con tutti i problemi delle materie prime che conosciamo. Insomma, parliamo continuamente di riqualificazione, di rigenerazione, di stop al consumo di suolo, di ridurre il consumo di gas: ma non possiamo pensare di spendere meno abbassando la temperatura a 10 gradi in casa, dovremmo continuare a incentivare i lavori di riqualificazione. Magari con forme inferiori, come bonus a 90 o 80%. Ma dobbiamo incentivare. Con i lavori del 110 abbiamo risparmiato l’immissione di 979mila tonnellate di Co2 in atmosfera. Se non incentiviamo questo sistema diventa difficile lavorare: la politica deve imparare ad andare a braccetto con l’imprenditoria o non si andrà mai avanti”.
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