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LEZIONE DI CALCIO

Aria di Coverciano al Bocar Arena

Un ospite davvero speciale

Aria di Coverciano al Bocar Arena

Il vento di Coverciano ha aleggiato per una giornata su Borgo Dolomiti dove Tito Livio Franzolin ha messo a segno un altro gran colpo: ha portato al Bocar arena Alessandro Zauli, un’autentica enciclopedia vivente del calcio. In gioventù è stato giocatore arrivando a risultati di prestigio, poi è passato a fare l’allenatore con tanto di patentino Uefa. Ma da un ventennio si dedica in modo particolare ai settori giovanili, un tempo si chiamavano vivai.

E’ anche giornalista e scrittore ed ha dato alle stampe ben tre libri: “Calcio, come giocano le squadre” 2001, “La fase tattica dei gesti tecnici” 2010 e il recente “Il punto deboli dei sistemi di gioco”. Quest’ultimo, in particolare, è stato al centro dell’incontro nella sala conferenze del Bocar arena per quella che è stata una vera e propria lezione accademica sui valori dello sport e sui contenuti del calcio. Sarà stato per la loquacità del relatore con il suo piacevole accento romagnolo, sarà stato per la padronanza degli argomenti e la chiarezza nell’esporli, sarà stato perché quando si parlo di calcio nessuno si tira indietro, sta di fatto che l’incontro è andato ben oltre il tempo previsto. E se non fosse stato per il buffet, probabilmente sarebbe andato ben oltre.

La conferenza è stata coordinata da Salvatore Binatti giornalista sportivo di Delta Radio, alla presenza di Giuseppe Ruzza presidente regionale Figc, Argentino Pavanati consigliere regionale Figc e Luca Pastorello delegato provinciale Figc, oltre a diversi allenatori e giovanissimi giocatori. L’assessore Matteo Stoppa ha portato il saluto dell’amministrazione comunale sottolineando che “si tratta di un’importante occasione per crescere non solo dal punto di vista sportivo, una lezione per i più giovani”.

La maratona oratoria di Zauli ha avuto un filo conduttore ben chiaro: “I bambini che si avvicinano al calcio non sono mini adulti, non devono fare i grandi, hanno bisogno di imparare le cose dei bambini, poi la crescita sportivo/calcistico avviene per gradi, come la formazione educativo/personale nella scuola: si parte dalle elementari, per passare alle medie, quindi superiori e università”.

Pertanto “il bambino che comincia a dare i primi calci non ha ruoli, deve imparare a occupare lo spazio, deve via via scoprire chi è, non dirgli chi deve essere”. Zauli è talmente fermo e deciso su questo postulato che arriva a proporre “un patentino a punti per gli allenatori delle giovanili: chi non segue questo metodo perde punti, fino alla sospensione”.

Allargando l’orizzonte il relatore ha raccontato le proprie esperienze a contatto con i ragazzini per farli crescere a 360 gradi, quindi dal punto di vista sportivo, sociale e culturale. Ed ha ricordato un’esperienza particolarmente significativa vissuta con ragazzi diversamente abili mettendo gli altri nelle loro stesse condizioni. Così pure ha citato l’esperienza di portare i ragazzi in biblioteca, oltre a insegnare loro a non trascurare lo studio: molto spesso l’allenamento viene integrato con il Doposcuola.

Per molti tratti Alessandro Zauli, senza cadere nella sterile nostalgia, ha bocciato il calcio di oggi riproponendo quello del passato più meno recente. In questo fedele al motto del grande Giuseppe Verdi: “Torniamo al passato, sarà un successo”.

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