VOCE
CORONAVIRUS IN ITALIA
22.10.2022 - 07:40
Andrea Crisanti
Si va verso un futuro di convivenza, ovviamente forzata, col coronavirus, senza che però la situazione debba per forza di cose essere preoccupante. Lo ha spiegato Andrea Crisanti, microbiologo e senatore Pd, al Festival di Salute, all’Ara Pacis a Roma, e nell’intervista con il direttore de “La Stampa”, Massimo Giannini.
"Non ce ne libereremo mai". Andrea Crisanti parla del Covid, ma la sua frase così netta non è affatto una dichiarazione di sconfitta. Anzi. Aggiunge subito che ci sono tre parametri di riferimento che l’hanno convinto che la situazione è sotto controllo. Piuttosto a togliergli il sonno è il declino della Sanità italiana, sempre più sottofinanziata e quindi drammaticamente inefficiente.
Crisanti ha quindi indicato i fattori da tenere monitorati. "Primo: il numero delle persone protette, che è dato dalla somma dei vaccinati e dei guariti. E in Italia siamo al 98%. Secondo: la capacità del Covid di generare varianti e quindi di infettare anche chi si è immunizzato. In questo caso, per fortuna, risulta poco virulento. Terzo – aggiunge Crisanti – le opportunità che gli diamo diffondersi".
Com’è evidente si può agire sul primo e sul terzo punto, mentre il secondo, “il profilo biologico”, ci sfugge e si fa beffe delle nostre ambizioni di previsione e contenimento. "Il punto è l’accettabilità sociale delle misure collettive che adottiamo". Ecco perché Crisanti insiste sulla necessità di non buttare via le mascherine che ci hanno accompagnato per quasi tre anni. "I fragili – ammonisce – devono metterla sempre: mi riferisco a persone dai 75-80 anni, che soffrono di pressione alta, sovrappeso e con diabete. Loro, se si contagiano, rischiano molto". Quanto agli altri, devono ricorrere al buonsenso. In treno e in aereo, per esempio, “è meglio”.
La salvezza – come ribadisce Crisanti – è arrivata e continuerà ad arrivare dai vaccini. La tecnologia dell’Rna si è rivelata vincente: molti prodotti sono arrivati e altri ancora si affacceranno sulla scena. Ma – sottolinea il professore alla domanda di Giannini – la speranza di una sorta di “vaccino universale” è probabilmente destinata a restare tale. Di conseguenza, i vaccini anti-Covid seguiranno un destino simile a quelli anti-influenzali, che, peraltro, obbediscono a una logica consolidata. Si intercettano le varianti, si identifica quella a maggiore diffusione e si realizza il farmaco “su misura”. La corsa è continua, a ostacoli, e non sembra mai avere fine. Ma i risultati sono comunque positivi e l’influenza viene tenuta sotto controllo, sebbene – aggiunge Crisanti – "sia meno banale di quanto in genere si tenda a pensare: provoca, comunque, tra 7 e 8 mila morti l’anno".
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